Prendiamo un'essere umano, imbottiamolo di passione per il cinema, videogames, fumetto, musica, illustrazione, romanzi, informatica e per finire una dozzina d'altri ingredienti che per motivi di spazio eviteremo di dirvi. Mescoliamo bene il tutto ad un pizzico di Horror ed una spolverata di Visionarietà ed il risultato sarà: Christopher Darril.
Per capire chi è costui, abbiamo incontrato l' appassionata giovane promessa Catanese, interessati di capire dove tutto è cominciato e dove sopratutto è diretta.
Iniziamo dalle tue
“coordinate” (nome, cognome, età, curriculum professionale)
Christopher Darril, ma più comunemente chiamato Chris. 22 anni (23 il prox 13 aprile), da sempre con l’estrema
passione per cinema, musica e videogiochi e tutto quello che è arte in genere.
Ho da sempre lavorato come grafico, cominciando da semplice hobby fino a
trasformarsi in autentica professione. Il mio operare in ambito artistico mi ha
visto coinvolto in più differenti settori, dalla regia e direzione artistica a
teatro fino al game design o alle grafiche di pubblicità.
Se dovessi definirti
con soli tre aggettivi quali sceglieresti?
In ambito prettamente “umano”: testardo, permaloso,
orgoglioso, eheheheh, si prevalgono questi tre difetti su tutto. Ma qualora
dovessi rapportare il mio essere al mio esprimermi artisticamente: ambizioso,
determinato, visionario.
Quando hai usato per
la prima volta un computer e com’è nata la tua passione per i videogames?
Oh beh, da che ricordi sono nato con annesso cordone
ombelicale ad un computer. Scherzi a parte. Sin da piccolo cominciai a
cimentarmi nel gioco adoperando un vecchissimo Vega 286 e l’indimenticabile
Atari. La mia passione è nata senza ombra di dubbio col primo Monkey Island, Il
Dylan Dog di Simulmondo el’indimenticabile MortalKombat II per Super Nintendo, col
quale ben presto compresi la mia preferenza per le tinte grottesche.
Come ti definiresti
artisticamente?
Più un artigiano piuttosto che un artista, cosa che ci tengo
a precisare. Si è artista finchè con le proprie gambine ci si riesce a munirsi
di sola voglia di fare e a dare vita ai propri ideali, dando forma alla propria
arte a discapito delle richieste altrui. Finché piuttosto si pretende
dall’eventuale commessa che ti richiede un lavoro ben preciso, sebbene tu possa
farlo al meglio delle tue competenze, tu non sei altro che il pittore, lo
scultore, il musicista che realizza per il mecenate il capolavoro “richiesto”.
Senza ombra di dubbio mi reputo un elemento poliedrico con precise preferenze
ma che non disdegna nulla o creandosi inutili taboo. Per realizzare qualcosa,
dovresti poter conoscere la concorrenza o addirittura i tuoi stessi opposti di
generi. Del resto cultura è anche conoscere, arricchirsi e in questo ambito
nessuno può insegnare a nessuno, ma solo “indirizzare” verso quei mezzi che
qualcuno ha già di natura.
Quali sono i generi
che prediligi in campo artistico e videoludico?
Poco prima avevo già accennato le mie preferenze, sono una
persona i cui gusti artistici sono abbastanza goticheggianti, grotteschi,
tenebrosi. Basti pigliare uno dei miei tre film preferiti in assoluto, “Il
silenzio degli Innocenti”, film che reputo perfetto e senza riserve alcune,
quanto piuttosto un riuscitissimo incrocio di più arti audio-visive capaci
anche di scavare nel subconscio umano mettendo faccia a faccia l’uomo con le
sue paure. Eppure nel mio essere poliedrico ci terrei a sottolineare la mia
variabilità di generi preferiti, sempre nella mia top3 di pellicole preferite,
posizione stabile va a “La Bella e la Bestia”, insuperato film di animazione la
cui complessità tematica è celata dietro ad un velo estetico di ineccepibile
bellezza visiva e musicale. Dunque nel “Chris” grafico e game designer c’è una
flessibilità artistica piuttosto evidente nonostante delle ovvie preferenze.
Del resto apprezzo un Monet così come un Dalì, eppure potrebbero dirsi l’uno
l’antitesi dell’altro. In ambito videoludico se non altro preferisco i giochi
la cui struttura segua una linea ben precisa imponendo come fulcro degli eventi
di base e la cui elaborazione registica e artistica deve anche poter avere la
meglio sugli elementi stessi di gioco, la trama poi deve proprio vincere su
tutto. Giochi come i classici survival horror o il più recente HeavyRain,
l’emozionante Shadow of the Colossus rasentano senza ombra di dubbio un
autentico fabbisogno videoludico per la mia persona.
Quali sono gli
strumenti e che utilizzi maggiormente?
Beh! Photoshop, Indesign, AfterEffects e Premiere sono a
prescindere “strumenti” di elaborazione grafica che non dovrebbero mancare
nell’atelier di un giovane (o meno giovane) artista che si rispetti oggigiorno.
Ma ho cominciato, un po come tutti, dandomi da fare su carta, con l’ausilio di
una semplicissima penna o la famosa matita HB che puntualmente, una volta a
mese, chiedevo a mamma di comprarmi in cartoleria.
Parlaci
dell’esperienza del Global Game Jam
2012, che ruolo hai avuto?
Un’esperienza insolita ma indubbiamente fortificante e formativa. Tanti elementi disposti a mettersi
in gioco per 48h all’insegna del videogame. Una sinergia creatasi per caso tra
sviluppatori, scripters e artisti che neanche si conoscevano. Il mio ruolo è
stato quello di game designer e grafico. Il progetto a cui in 6 abbiamo dato
vita a cavallo di due giorni no-stop ha però dato i suoi frutti venendo anche
riconosciuto con il premio “Miglior gioco strategico – Gameplay”. In più mi è
stato con piacere proposto uno spazio per presentare il mio videogioco-pupillo,
Remothered, presentazione che ha fra l’altro riscosso un notevole successo con
conseguenti feedback più che positivi, e tutto a mio stupore.
Parlaci di qualche
progetto attualmente in corso?
Beh oltre a continuare a lavorare come grafico, il mio
coinvolgimento nell’ambito videoludico sarà sempre più ampio. Anche in
occasione della Global Game Jam ho avuto l’estremo onore di conoscere elementi
da sempre ammirati, quali alcuni fra i più illustri nomi dell’ambito
videoludico indie e non. Oltre al proseguimento dell’”omeristico” Remothered il
mio ruolo di game designer continua a dare i suoi piccoli frutti, tanti piccoli
frutti per quello che potremmo definire un inizio (mi auguro) di un qualcosa le
cui radici potranno dar vita a qualcosa di decisamente imponente e sicuramente
edificabile. Remothered ha subìto un percorso
tremendamente disarcionato, causa anche elementi che ho più volte
tentato di coinvolgere. L’ambito indie, specie in Italia, è quello che è. Tanta
gente che vorrebbe far tanto ma che poi con facilità rinuncia per scarsa voglia
di fare. Remothered è nato da una mia idea, sostenuto da un team di 5 persone
che sono poi presto diventate 2, per passare ad 1 (io), di nuovo 2 ed infine 1; subendo dunque tutte
le conseguenze del caso, come un gameplay incompleto, grafiche poco combacianti
fra loro e perfino beta-testing incompleti dunque rinvii su rinvii. L’inattesa
onda di successo a livello globale, pur non avendo mai fatto pubblicità, ha
però inaspettatamente richiamato l’attenzione di elementi di team non solo
italiani disposti a complimentarsi per il mio operato, il progetto ed anche all’acquisizione
stessa del prodotto e di tutto ciò che ne concerne…ed è dunque da qui che
questo nuovo revival di Remothered potrà (spero al più presto) approdare sulla
scena del genere horror e in vesti ben più modernizzate.
L’avvento di internet e di tutti i suoi figli ha contribuito
si e no alla globalizzazione del mercato ma ha anche enfatizzato la linea della
pirateria. E’ vero che spesso i giochi vengono imposti con prezzi
improponibilmente alti, ma la pirateria costringe gli stessi developers alla
bancarotta. E’ un po un disegno tutto strano e confuso, una correlazione di più
malfunzionamenti conseguenziali, come la crescita del prezzo dei carburanti
nonostante esistano già energie rinnovabili sulle quali impostare il nostro
fabbisogno energetico, e a poco prezzo. C’è dietro un mangia-mangia, e la
spuntano sempre “loro”, a discapito di quelle piccole imprese e o di noi
piccoli “indie-developers”. Il futuro dei videogames, a malincuore, credo sarà
tutto in mano del digital download. Di quei titoli scaricabili online
direttamente sul proprio hardware di gioco… la bellezza della copia fisica, del
libriccino illustrativo, della cover ben scelta da posizionare sugli scaffali
della propria stanza, custodire e collezionare, rimarranno probabilmente solo
un lontano ricordo.
Cosa pensi del
fumetto in Sicilia e in particolare a Catania e come pensi che il fumetto abbia
influenzato l’attuale media videoludico?
Purtroppo in Sicilia chi opera in questo ambito è, a detta
ignorante del pubblico, uno che “non ha trovato niente di meglio”. C’è ancora
una visione così ottusa e blanda rivolta all’ambito artistico e ai suoi
affiliati che ci dipingono tutti come elementi
dalla scarsa dignità di uomo-lavoratore poca morale, in vista di
occupazioni “ben più semplici” e a portata di mano rispetto alle “più consuete”.
Quante volte mi è stata posta la domanda “Che fai nella vita?” con conseguente
“E come lavoro vero?” alla mia risposta “Il grafico, game designer”. La gente
non fa distinzioni, il pittore è il classico squattrinato “artista di strada”,
il game designer è un eterno bambino che non si è stancato di “giocare”, il
fumettista è un povero e tristo visionario senza alcuna virtù, il musicista
funziona bene solo ed esclusivamente ai matrimoni. E tutto questo è ridicolo
ancora nel 2012 e nonostante le molteplici iniziative e le evidenti rivoluzioni
artistiche. Il fumetto ad esempio è un elemento da antologia, vero e proprio
capostipite del fare arte e dargli vita. Del resto quando si crea un fumetto si
è un po’ il dio di quei piccoli mondi, si funge da registi, addetti al
montaggio, si sta girando un vero e proprio film fatto di immagini i cui suoni
non esistono, eppure sono reali. Basti pensare al fumetto come al figlio
legittimo di un romanzo e di un’opera d’arte su tela, cinema e videogiochi sono
venuti solo dopo.
Parliamo della
recente fiera di fumetto tutta siciliana, l’etna comics… come hai vissuto
l’evento?
Splendido, mai visto tanti fanatici-amatori. E’ stata
un’autentica parata di colori e tendenze artistiche di attuale origine. Musica,
videogiochi, film, cartoons, board games, fumetti, cosplayers e tutto in un
solo centro expo-culturale. Lo ammetto, dapprima mi sono sentito un tantino un
pesce fuor d’acqua ma ben presto mi sono letteralmente fatto trascinare. L’esperienza
è stata di per se goliardica e divertente, indimenticabile proprio, per di più
come mio primo e autentico acchito in termini di coinvolgimento videoludico ho
anche conseguito un’autentica e inattesa vittoria presentando un videogioco che
è stato riconosciuto quale il miglior gioco dell’evento di sviluppo indie. E
come inizio, non è stato niente male! Eeheheheeh
Mentre ringrazio questa poliedrica forza della natura per il tempo dedicatoci, mi allontano, convinto che l'Italia abbia bisogno di tanti Christopher Darril; non solo per la sua vulcanica energia che si evidenzia dalla passioneche gorga dai suoi occhi mentre parla di ciò che ama, ma sopratutto perchè il mondo ha un immenso bisogno di giovani come lui, animati da un'unica ragione di vita: "sognre prima e realizzare con passione e dedizione poi".
Grazie Chris.
Speriamo questo sia un'arrivederci.
Mentre ringrazio questa poliedrica forza della natura per il tempo dedicatoci, mi allontano, convinto che l'Italia abbia bisogno di tanti Christopher Darril; non solo per la sua vulcanica energia che si evidenzia dalla passioneche gorga dai suoi occhi mentre parla di ciò che ama, ma sopratutto perchè il mondo ha un immenso bisogno di giovani come lui, animati da un'unica ragione di vita: "sognre prima e realizzare con passione e dedizione poi".
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