giovedì 3 dicembre 2009

Fumetti al cubo 2...è nelle vostre mani...

copertina matreus

F3
è una rivista di fumetto e illustrazione fantastica, nel senso che racconta dell'incredibile ma possibile, narra del passato e del futuro visti attraverso una lente diversa, magari più libera; F3 parla di noi, F3 parla,
nel bene e nel male anche di "attualità" (...lo so, scusate, ogni tanto le brutte parole vanno dette!), ma anche NO; lo fa con parole nostre, con immagini stupide, ammiccanti, illustrazioni bellissime e con incerti tratti di pennelo, ma siamo NOI!
Chiedeteci che cosa è F3 e vi diremmo che non lo sappiamo, non ancora, o se vi piace l'immagine è solo una barca in mezzo al mare, un meraviglioso mare di un terrible blue.

Noi siamo in viaggio verso l'orizonte. Unico confine? Noi stessi, le nostre immaginazioni. Voi?

Niente paura...c'è spazio per tutti!

mercoledì 2 dicembre 2009

Un piccolo passo per il fumetto, un grande passo per tutti noi! Fumetti al cubo continua...

copertina matreusF3 è una rivista di fumetto e illustrazione fantastica, nel senso che racconta dell'incredibile ma possibile, narra del passato e del futuro visti attraverso una lente diversa, magari più libera; F3 parla di noi, F3 parla nel bene e nel male anche di "attualità" (...lo so, scusate, ogni tanto le brutte parole vanno dette!), ma anche NO; lo fa con parole proprie, con immagini stupide, ammiccanti, illustrazioni bellissime e con incerti tratti di pennello, ma siamo NOI!
Chiedeteci che cosa è F3 e vi diremmo che non lo sappiamo, non ancora, o se vi piace l'immagine è solo una barca in mezzo al mare, un meraviglioso mare di un terribile blue.

Noi siamo in viaggio verso l'orizonte. Unico confine? Noi stessi, le nostre immaginazioni. E voi?

Niente paura...c'è spazio per tutti!

venerdì 6 novembre 2009

Angelo Pavone, La "tecnica" è solo un mezzo per arrivare all’opera, il resto è tutta "anima d'artista".

di Plato


Quante ore abbiamo per parlarvi di lui?

Pittore, “Maestro unico” della scuola del fumetto di Catania (ndr. Di cui vi parleremo molto presto e che tante buone matite nel tempo ha, e continua a sfornare), fumettista, illustratore, appassionato di cinema; un uomo pieno d’interessi e progetti, insomma.

La prima impressione è quella di avere di fronte un professionista, serio e attento a tutto quello che gli scorre intorno, presto, prima delle domande di rito, conversando con lui comprendo perché il progetto di fumettialcubo e della scuola di fumetto di Catania siano stati realizzati nonostante la corrente apparentemente contraria che si respirava nell’ambiente.


Con autori e personaggi come lui l’arte e le idee in una città come quella in cui vive, Catania, si fanno dei passi avanti; piccoli e grandi passi che formano quel terreno fertile che ogni città o agglomerato umano dovrebbe avere dentro di se, quello stesso terreno che crea e digerisce dentro quella nuova forza e quelle nuove idee generatrici e positive. Mi parla della grande creatività degli alunni che frequentano i suoi corsi annuali, del desiderio di comunicazione che vive dentro di loro e mi parla anche delle idee che si mescolano a le persone fondamentali, come Paolo Montalbano e Antonino Rocca che hanno permesso la nascita di mostre, progetti e pubblicazioni, come F3, appunto.

Come ti sei avvicinato al mondo dei fumetti?

Negli anni settanta era iniziato il bombardamento mediatico da parte delle grandi produzioni nipponiche, ed io, come tanti altri miei coetanei, sono stato totalmente influenzato da questa potente ondata di cartoni animati, soprattutto quelli basati su storie di robot ed eroi cibernetici. Questa “educazione visiva” ha generato in me la necessità di giocare a costruire diversi “mondi fantastici”, e con l’ausilio del disegno, che ho praticato sin da bambino, riuscivo tranquillamente a vivere una dimensione immaginativa e cognitiva favolosa.

Qual è, se c’è, l’idea più grande che credi di non avere ancora sfruttato nei tuoi progetti?

Mi piacerebbe dare vita ad un festival del fumetto. Spesso ne abbiamo parlato con amici, ma le difficoltà non sono poche, per cui probabilmente rimarrà un’utopia.

Le ambientazioni fantascientifiche che rappresenti nella tua ultima opera, “Zoe” da dove originano?

E’ un lavoro di cui vado fiero, ma è ancora “in progress” e probabilmente dopo il prologo non lo pubblicherò più su F3 fino al suo completamento. L’origine di questa idea, è nata da un’esortazione a ritornare a disegnare fumetti, da parte di un mio caro amico Davide Bruno. Sempre lo stesso Bruno a sua insaputa è stato artefice del tipo di soggetto che avrei trattato: gli alieni. Sinceramente neanche io fino a poco tempo fa avrei mai pensato di trattare un simile argomento visto che è stato sfruttato e perlustrato nelle sue più svariate forme espressive. In Zoe sono presenti molti fattori moderni, mistici, filosofici e antropologici che spesso sono causa di discussioni.

A quale tipo di pubblico rivolgi le tue opere e a quale in particolare la tua ultima creatura Zoe?

E’ rivolto a tutti coloro che vorranno leggerlo e guardarlo, perché è un fumetto che va anche “visto” con attenzione poiché è ricco di simboli. Forse non tutti sapranno leggerli se non nella loro forma decorativa e ornamentale. In ogni caso la storia mira a raggiungere la sensibilità di tutti, ma la complessità del messaggio che voglio dare è tale che potrebbe non essere immediatamente comprensibile nelle sue varie sfaccettature. La mia scelta di autore predilige una forma di narrazione semplice, pulita e lineare per poter arrivare all’archè che alberga in ogni individuo e lasciargli un “segno” che poi egli potrà interpretare.

Raccontaci un po’ di questo soggetto apparso sul numero uno di F3

Zoe è un’aliena di razza umanoide comandante in carica della flotta intergalattica “iris”, che ha il compito di sorvegliare il cubo est dell’universo “nuovo”. Dopo un breve incontro con un potente essere cosmico, è invitata da un’entità sconosciuta a discendere sulla terra, qui incontra in piena rivoluzione francese un gendarme sovversivo di fanteria, morente, che nell’ultimo istante di vita la scorge e la confonde per un angelo. Lei commossa gli salva la vita, infrangendo così una regola cosmica. Con questo gesto Zoe, metterà in moto un meccanismo che avrà una svolta inaspettata in lei, essere superiore e immortale.

Ma tu leggi fumetti?

Fare fumetti significa leggerli, analizzarli e amarli. Vanto una ricca collezione di fumetti d’autore perché sono quelli che più mi attraggono, ma non tralascio quelli commerciali, che tuttavia per loro stessa natura sono più vincolati a certi canoni di mercato ed estetici. Penso che un autore deve leggere di tutto, guardare ed essere aperto a tutto, soprattutto al nuovo che spesso intimorisce.

Qual è la cosa che meno sopporti nel fumetto moderno?

Spesso il nuovo è sopravvalutato o sottovalutato e difficilmente compreso nella sua reale dimensione. Devo dire che negli autori più o meno giovani “moderni” ho riscontrato un fattore comune, l’assoluta brama di emergere a tutti i costi. Talvolta capita, però, che le storie e soprattutto i disegni che scaturiscono da tale desiderio rimangono vuoti, velleitari e fini a stessi. Mi è capitato di vedere direttamente e indirettamente autori di talento che sono fin troppo bravi tecnicamente, quasi sprecati a mio avviso. Ho la sensazione che vi sia una certa superficialità nell’affrontare tematiche complesse come quelle che attraversiamo nei nostri tempi, quasi un grattare la crosta ignorando il contenuto, è come se si volesse dare più importanza all’apparire che all’essere.

Parlaci del progetto di “Fumetti al cubo”. Ti occupi anche della grafica e dell’impaginazione della rivista?

“Fumetti al cubo” doveva nascere circa 15 anni fa, ne abbiamo parlato spesso con Paolo Montalbano. Avevamo intenzione di creare un contenitore dove i ragazzi siciliani potevano inserire i loro lavori, per dare logica conseguenza al lavoro di un disegnatore: disegno-pubblicazione, piuttosto che per farsi conoscere al pubblico come spesso si dice in modo retorico. Paolo ci ha lasciati qualche giorno dopo avere stretto nelle sue mani il prototipo nel numero zero, erano trascorsi 15 anni e avevamo maturato questo progetto. La rivista è un’opera pura e genuina, non è legata a nessun movimento politico, non è manovrata da nessuno con secondi fini, rappresenta la nostra coscienza e dentro ci vanno i nostri frutti. La nostra priorità è dare spazio ad autori giovani e meno giovani che si cimentano con questo tipo di linguaggio. La grafica di un fumetto d’autore ha uno stile come chi disegna fumetti, e spesso riflette la personalità dell’autore stesso. In F3 ho scelto una grafica semplice. Essendo una rivista in bianco e nero desideravo ottenere un buon risultato sia di qualità di stampa che di armonie di toni.

Tu insegni alla Scuola di Fumetto di Catania. Qual è la prima cosa che insegni ai tuoi studenti?

La scuola del fumetto non è nata in un giorno e neppure in un mese, ma in nove anni. Inizialmente il nostro intento era di creare dei mini corsi conclusivi di un mese, ma dopo qualche anno abbiamo deciso di prolungarla a corsi annuali. Vorrei precisare un punto in merito a questa particolare scuola: sono io personalmente a coprire tutte le mansioni didattiche, poiché è una scuola che mira a creare le basi tecniche del disegno, dalla geometria alla comprensione dello spazio e soprattutto a divenire autori. Quando si iscrive un allievo, la prima cosa che gli “insegno” è ad avere fiducia in quello che sa fare con la consapevolezza che può fare molto di più. Difatti agli allievi dico sempre che “io ricopro solo un piccolo ruolo, tutto il resto spetta a voi”.

Quali tecniche usi per disegnare?

La tecnica è solo un mezzo per arrivare all’opera. Personalmente utilizzo uno stile e una tecnica seguendo una mia logica di costruzione dell’architettura dell’opera. Nel caso di Zoe ho volutamente accostato due grandi scuole quella franco-belga linea chiara e quella magistrale del fumetto nipponico manga. Ritengo che le due scuole pur avendo notevoli differenze culturali s’influenzino parecchio reciprocamente. Zoe stilisticamente si colloca in mezzo, con quel gusto mediterraneo che la contraddistingue.

Progetti futuri?

Disegnare “Frankenstein” di M.W.Shelley, è un progetto che penso da anni ma che spesso abbandono. Mi piacerebbe poter dare vita a un’editoria che possa pubblicare le monografie di tutti i disegnatori che hanno collaborato con Fumetti al cubo.

Per concludere una domanda rivolta al maestro Pavone: Qual è l’approccio migliore per cominciare un racconto? La storia è più importante del disegno?

Dipende da che cosa si vuole fare e a che tipo di lettore è rivolto il lavoro. Se è un fumetto commerciale, bisogna curare bene la leggibilità del segno e la fluidità della storia, se invece è un fumetto d’autore allora la questione cambia. A mio avviso è preferibile seguire la propria coscienza interiore e ascoltarla con molta devozione. In questo caso non ci sono delle regole ben precise, perché si tratta di un’opera personale e soggettiva, però, non bisogna tralasciare gli elementi che ne consentono la fruibilità da parte del lettore. In ogni caso pongo alla base di tutto “l’idea” che è l’anima del lavoro, il resto è discutibile.


Principalmente Angelo Pavone, che tornerà a trovarci presto sul blog, ci parla e si muove con la forza delle idee che lo animano, con quella stessa forza che gli ha permesso di essere uno dei padri di Fumetti al cubo ed un'artista in grado d'ispirare con il suo semplice fare i molti giovani pieni di cose da raccontare che con lui vivono il fumetto e la cultura di questa Bella e straordinaria Città.

sabato 17 ottobre 2009

...di Fumetti al cubo due e di altre storie...

Rieccoci...
Bentrovati.
In attesa che in numero 2 venga al mondo con dolore e tribolazione come ai suoi predecessori, posto una piccola anticipazione niente"popò"dimenoccchè
dalle coriandoliche nonchè pluristilistiche mani di Alessio Maggioni. Si tratta di una pillola relativa a schizzi praparatori su calliparaz, nuova e gustosissima opera che vedrete presto nelle pagine di F3.
Che dire, continuate a seguirci, se potete e se non potete mandateci un'amico o un parente!

Passate parola: Fumetti al cubo 2, presto nelle fumetterie!


lunedì 21 settembre 2009

Ordina on line F3!


Fantastico, Fantasy e Fantascienza.
Angelo Pavone, Fabio e Silvio Grasso, Matreus, Simone Campisano, Federica Giaconia, Alessio Maggioni, autore della copertina. Fumetti al cubo ha un solo obbiettivo: RACCONTARE! ( 3 euro per 32 pagine spillate ed ottimamente stampate in B.N. digitale).

Estremamente interessante, indipendente e libero, alta qualità dei fumetti. Una vera sorpresa.
"Il riformato di sicilia"

Finalmente è arrivato Fumetto al cubo, una rivista di fumetti che vuole rilanciare in Sicilia ed in Italia il genere di rivista che unisca in sé diversi autori con il solo intento di raccontare storie. Riuscite ad immaginare qualcosa di meglio di qualcuno che vuole solo raccontarvi un storia?
"Il metropolitano"

Attualità travestita di fantastico. Un'idea antica ed innovativa; ottima la qualità del prodotto. F3 è un bell'esperimento che promette di diventare qualcosa di cui non poter fare a meno in un panorama fumettistico sempre più saturo di "già visto".
"Semi di Kina"

Mi hanno detto che è uscita una rivista di fumetti che si chiama Fumetti al cubo...
La voglio!
"Il direttore di Semi di Kina"

venerdì 14 agosto 2009

Fondazione SF, rivista di fantascienza e fantastico recensisce F3

La rivista Fondazione Science Fiction (Fsf) si occupa ormai da anni di fantascienza e fantastico con edizioni periodiche dalla grafica semplice e dal contenuto estremamente interessante e ricolmo di novità, speciali e resoconti letterari, occupandosi anche delle ultime dalla Science Fiction mondiale, proponendo racconti di svariati autori, interviste, fumetti di vario genere e di tutto quello che un appassionato del genere può aver bisogno per rimanere informato.

Proprio in questi mesi estivi fondazione, attraverso la mano dell’informe quanto antipatico Plato, ha voluto gentilmente concedere a fumetti al cubo lo spazio per un’interessante recensione che trovate qui di seguito.

Se avete voglia di bere un'occhiata a questa rivista/fanzine al di là delle due pagine proposte potete inviare una mail a fondazionesf@tiscali.it.

Fateci sapere cosa ne pensate!


Editoriale n1

L’avventura è iniziata.

Questa volta le copertine di Alessio Maggioni è dedicata ad un magnifico è quanto mai immaginifico esemplare di "Sus ex machina” scelto fra i fantastici ibridi del suo paradossale bestiario.

Scende in campo Angelo Pavone già ricolmo di esperienze raffinate in pittura e illustrazione e insegnante di fumetto nella nostra scuola, che si affianca agli artisti che hanno inaugurato il numero zero della rivista: Federica Giaconia, Davide Bruno (matreus), Simone Campisano, Fabio e Silvio Grasso e Alessio Maggioni.

Abbiamo in mente di cominciare a far conoscere anche il lavoro degli esordienti, non ancora in possesso di uno stile personale ma meritevoli di un primo riconoscimento, di un incentivo anche, per la passione, l'impegno che dimostrano nel loro “lavoro” di fumettisti, disegnatori e illustratori.

Antonino Rocca, editore e gallerista della Galleria “Progetti d’arte”

domenica 5 luglio 2009

Stiamo tornando!

Gli arcobaleni d'altri mondi hanno colori
che non so...
lungo i ruscelli d'altri mondi nascono fiori
che non ho...
...
Adesso proviamo ad immaginarli...

sabato 6 giugno 2009

IN'ATTESA DEL NUMERO 1, TRA DEDICHE E RINGRAZIAMENTI!


Giuseppe Quattrocchi, un uomo intelligentissimo e un disegnatore sublime, professore alla scuola del fumetto di Milano, frequentata da Simone Campisano, uno degli autori del numero zero ed autore di Mondi, ha voluto dedicare questa illustrazione riferita appunto all'opera di Campisano non solo al proprio alunno, ma anche al progetto Fumettialcubo, iniziativa tutta siciliana che mostra come il fumetto sia nel sangue e nel cuore di molti di noi e di come sia vero il detto aiutati che dio ti Aiuta!.
Un grazie sentito, dunque a quasta speciale dedica del prof. Quattrocchi.

Vogliamo ringraziare, anche, tutti quelli che ci hanno "assecondato" all'inizio di questo viaggio e che hanno apprezzato il nostro pregetto fin dai suoi primissimi passi; ringraziamo anche tutti i critici che hanno saputo trovare difetti ed imperfezioni ( non crediate; se c'erano imperfezioni le abbiamo inserite di proposito! ) e coloro che fino a quì ci hanno accompagnato.
Continuate a seguirci, presto sarà disponibile l'atteso numero 1 di F3 (e poi non dite che non l'avevamo detto.).
Riscaldiamo i motori!



seman ja.

lunedì 27 aprile 2009

Matreus, la vulcanica fantasia di un raccontatore d'immagini

di Plato

Parlando con matreus, nome vero Davide Bruno, si capisce subito che non si considera un fumettista canonico, bensì un narratore più d’istinto che di tecnica, artefice del fumetto solo, lui dice, in attesa di altri mezzi espressivi migliori e più fedeli alle sue idee (che avrà mai voluto dire? Ndr). Classe ’78, frequentatore del club del fumetto da un decennio, matreus è tra gli autori catanesi che da anni collabora con la fondazione Marco Montalbano e con la galleria progetti D’arte. Fin dalle prime battute si capisce che la tecnica è sempre stato un suo piccolo cruccio, autodefinendo il proprio stile “metodicamente barbarico”. Senza troppe tecniche, ne mezzi complicati, fin dai suoi 9 anni, matreus continua un viaggio nella propria fantasia, attraverso il disegno ed il racconto.


Autore di storie spesso complesse, altre volte buffe ed ironiche, dove dialoghi a volte poetici ed altisonanti fanno da sfondo ad un tratto pulito, apparentemente equilibrato, si avvicina più al genere europeo che italiano di fare fumetto. Più che nel ruolo di disegnatore sembra identificarsi maggiormente nello stato d'animo dell'autore, dicendosi capace di scavare nella psiche dei personaggi e delle situazioni mostrandone un animo segreto, riflessivo.

Quali sono i tuoi obiettivi quando decidi di rappresentare una storia?

Tutto nasce dall'idea di voler condividere una storia con il prossimo, uno stimolo che ti porta a cercare di formare e trasformare nel modo più dinamico e gradevole possibile il racconto che nella tua mente ha una forma limpida e definita, ma che all'esterno appare come puro caos. Comincia da qui la parte divertente, dove la mente lucida, la cultura che hai accumulato fino a quel punto, tutto quello che hai assorbito di solito viene fuori. Più smussi gli angoli della racconto, però, più snaturi il soggetto iniziale; ma anche quella è una scelta accurata che dipende dall'obiettivo finale dice ciò che stai facendo. Le cause iniziali, comunque, nascono da un fattore del tutto personale, quasi egoistico; un appetito che non si sazia finché il racconto non è dato alla luce, anche attraverso il disegno, la tecnica e soprattutto l’istinto.


Pare che a te piaccia molto raccontare, anche attraverso le immagini; credi che esista un solo modo di raccontare le storie migliori?

In questi anni d'esperienza mi sono fatto un'idea su come si racconti una storia, sebbene capirlo non significa che lo si riesca fare scientificamente ogni volta. Raccontare, soprattutto per immagini è la cosa più bella che l'uomo possa sperare di scoprire dentro sé e credo che sia proprio questo il segreto. È indubbio che esista un'alchimia precisa nel raccontare, mantenendo la storia viva, bilanciarla tenendo il lettore attaccato al racconto fino alla fine, equilibrare i personaggi dando ad ognuno un ruolo fondamentale; ma è anche vero che al di là di come si sia raccontato un soggetto ciò che importa alla fine è il pubblico a cui è rivolto. Credo che ognuno di noi assorba le parti di una storia in maniera diversa, in un certo senso è come se ognuno vivesse di eventi attraverso il proprio filtro personale; la cosa più importante che un narratore dovrebbe fare, a mio avviso, è quella di trasmettere il più possibile nell'opera che si sta compiendo; il risultato finale, infine, lo deciderà il lettore e solo il lettore.


Da molti anni collabori con la compagnia di “fumetto al cubo”; com’è cominciato tutto?

Attorno al 2000, spinto da una mostra di Davide Toffolo presso la galleria progetti d’arte; lì conobbi Antonino Rocca e presto anche Angelo Pavone, venne in seguito il turno del compianto Paolo Montalbano, tutti da sempre grandi sostenitori del fumetto a Catania. Successivamente allo stage di fumetto di Angelo, divenuto ormai uno status quo nella città, sono venute numerose mostre, progetti, scambi artistici e culturali profondissimi che oggi hanno trovato sfogo in questo prodotto, F3 appunto, che solo l'ultimo di una serie di eventi artistici da noi realizzati, e il primo di una serie di opere che faranno da voce e da cassa di risonanza della nostra fantasia.


Parlaci un po' di Crasheye, il tuo racconto all’interno di f3. Un appunto poi, sbaglio o mi è sembrato di riconoscere qualcuno là dentro ?

Si, non sbagli. Mi piace giocare con quello che ho dentro la testa, e mi diverto a prendere quel personaggio della mia infanzia, o che comunque mi ha colpito in modo particolare, tentando di dar loro un nuovo volto, una nuova pelle, magari più attuale. Credo che ogni buon personaggio viva e sopravviva aggrappato ad un archetipo primordiale, archetipo a cui ancoro il nucleo di un mio racconto e lasciando solo che l’atmosfera della storia originale a cui mi ispiro diventi uno sfondo; operazione che comunque rimane un gioco, un divertimento, che in parte dedico ai personaggi preferiti della mia infanzia, in loro onore, senza volontà di copiare nulla. In Crasheye ho fatto qualcosa del genere, reinterpretando in modo giocoso e fantascientifico alcuni tra i principali personaggi di Segar, autore di Braccio di ferro. Braccio di ferro ed i suoi amici, infatti, appaiono reinterpretati in chiave diversa, ma rimanendo più o meno riconoscibili. Non è certo l'unica contaminazione all'interno della racconto, che vede, il protagonista Aaron Pugno di ferro alle prese con la ricerca della sua amata Aliive, l'unica a detenere il segreto della vita dentro di sé, contenuto a sua volta in un antico manufatto. A cercare di fermarlo l’acerrimo nemico Braatos, possente barbuto fustacchione pieno di sé, anche lui innamorato di Aliive. Non che ci sia molto da aggiungere sulla storia, ma vi invito a darle un’occhiata.


Quali limiti può avere la creatività e l'originalità in un campo dove questo spesso lascia spazio alle più tradizionali copie delle copie delle copie, che rappresentano alla fine una certezza economica più che un investimento per il futuro ?

Le creazioni dell'uomo da sempre hanno avuto bisogno della radice per poter crescere e fruttificare, perciò non credo che copiare o ispirarsi sia di per sé una penalità; è anche vero che essere originali oggi, e non è di certo il mio caso, in ogni campo rende la vita più dura. Il fumetto è di per sé una forma d'arte estremamente sfaccettata, fatta di generi, approcci differenti, che ne cambiano il senso finale sulla base del target definito di utenti a cui vengono rivolti; il fatto è che questi generi devono essere identificati da una forma, un colore, uno stile che li rappresenti e che rimanga simile per tutti coloro che scelgono di appartenere al quel genere, cosa che spesso lascia poco spazio a opere magari differenti e innovative. Una cosa è certa, però, se il prodotto è valido e concorrenziale prima o poi diventa capace di scavarsi la sua piccola nicchia di pubblico, che è più attento di quanto non si creda.


Se ti chiedessi di scegliere di buttare giù dalla torre fantascienza o fantasy, tu che risponderesti?

Probabilmente nessuno dei due; amo le commistioni e le contaminazioni fra i generi. Rimarrei sulla torre con tutti e due e magari darei vita ad un “Fantashy”, con fumosi draghi meccanici inquinanti, elfi con navi spaziali fatti di corteccia e cavalieri muniti di bioarmature per sopravvivere nello spazio e con spade muniti si software integrati e magari anche capaci analizzare il dna delle vittime per immagazzinarlo in un database galattico! (Tranquilli, alla fine dell’intervista ha ammesso di essere pazzo. ndr).

Il futuro cosa riserva per te?

difficile dire cosa ci sia dietro l'angolo, ma di certo il mare grande, e le possibilità ancora di più; io sarò sempre qui con il colpo in canna.



Simone Campisano, la realtà vista con gli occhi della fantasia.

di Plato

Nasce a Caltagirone nel’ 86. Sin da piccolo scarabocchia su fogli con matite e colori, poi sui diari per il piacere di amici ed amiche, sui muri per il dispiacere dei genitori e delle forze dell’ordine, decidendo di tornare infine sui fogli, essendo un universo più intimo e sicuro.

Oggi Simone Campisano è un giovane uomo in viaggio verso la propria passione, il fumetto non è infatti per lui un semplice fine creativo ma soprattutto un canale espressivo degno delle altre forme d'arte. Anche lui è un autore intriso del fuoco dell’Etna, in piena ricerca e pieno influenze che non condizionano il suo stile, ma che lo riempiono di dinamiche personali.

Fumetto al cubo non si è limitato ad assorbirlo tra le sue pagine semplicemente per le sue doti artistiche, che non mancano di certo, bensì per ciò che egli stesso rappresenta, portando un'altra delle sei facce del cubo, quel lato che parla dei numerosi autori che partono via dalla propria terra in cerca di fama, soldi e si spera successo.


Da dove nasce la tua passione per il fumetto?

Inizialmente la passione nasce dal piacere di disegnare, cosa che ho fatto sin da piccolissimo. Crescendo, leggendo anche molti libri, ho capito che il fumetto non è solo estetica, anzi!!!
Il “problema” del disegno è solo una maschera poiché ritengo che il fumetto
sia una cosa molto più complessa. Il fumetto è esprimere, raccontare qualcosa. Avere il bisogno di dire qualcosa in un modo personale.
Ecco perché ormai non posso fare a meno di quest'arte.

Perché voglio raccontare.


Quali sono i tuoi autori di riferimento?

Ormai sono tanti. Non so più a chi sono vicino attualmente.

I miei amori passati e con cui mi sono evoluti spaziano di genere e di nazionalità. Per quanto riguarda il disegno mi sento molto influenzato dall’universo underground in generale, ma anche da pietre miliari come Miller, Mignola, Inoue, Toffolo, Gipi, Pazienza, Oeming e chi in generale spazia nella sperimentazione di una bella sintesi estremizzata. Per quanto riguarda le tematiche sono ora come ora molto vicino alle storie intime, quasi autobiografiche con qualcosa di onirico e di reale e quotidiano al tempo stesso, quindi mi ispiro a Gipi, Toffolo, Igort, Baronciani, Pazienza, Delisle.


Qual è la storia a fumetti o il romanzo che avresti voluto creare?

Come romanzo “Non buttiamoci giù” di Nick Hornby. Una storia di alcune persone diversissime tra loro che vogliono suicidarsi, ma che, incontrandosi, decidono di aiutarsi e di capire se ancora c’è qualcosa di buono della lo

ro vita. Molto interessante è il come è raccontata la storia: l’espediente utilizzato è molto forte, in quanto i narratori sono gli stessi personaggi che si alternano in capitoli raccontando in prima persona gli eventi.

Come fumetto avrei voluto scrivere e disegnare “Verde matematico” di Andrea Pazienza e “Il re bianco” di Davide Toffolo. Il modo in cui sono raccontati, con l’uso perfetto delle immagini, delle parole e dei pensieri rendono tutto al tempo stesso incredibile, assurdo ma anche crudo e reale.


Quant’è importante per te la letteratura disegnata, e ti condiziona il fatto di essere anche un lettore?

La letteratura e il fumetto per me sono due cose inscindibili, a cui cerco sempre di fondere e mettere dentro anche il cinema.

Ormai nella mia vita sono una gran bella fetta di tempo, tra scrivere, disegnare e leggere, oltre a un piacere personale spero di piacere anche ad altri.

Quindi essere un lettore e soprattutto una persona curiosa può soltanto aiutarmi ad aprire quello che io chiamo “il terzo occhio”, cioè quel occhio che tutti abbiamo ma che non tutti usiamo.

Con quest’occhio avremo una differente visione delle cose anche più banali, come guardare il cielo, il mare o qualcuno in faccia.


Cosa pensi del fumetto a in Italia e cosa credi che serva al fumetto che non sia ancora stato inventato?

Di nuovo servono semplicemente più persone che ci vivono. Questo si ottiene dando più spazio e non saturando una parte del fumetto popolare che è un po’ ferma da anni. Più che inventare qualcosa di nuovo, io riprenderei dal passato l’ottima esperienza delle riviste, così come ad esempio succede con la nostra F3.

Sostengo le riviste perché al suo interno possono essere varie, possono dare spazio ad esordienti, giovani promesse ma anche ad affermati professionisti e poi anche perché c’è un continuo

confronto con altri artisti che crea stimoli sempre più nuovi.

Creare una sorta di movimento in cui si abbia la possibilità di scrivere e disegnare il più possibile, parlando di tutto.

Ovviamente il problema sono i soldi.

Chi disegnerebbe tutti i giorni dovrebbe pur vivere.

Ma lasciatemi sognare…


Come è cominciata la collaborazione con la compagnia di fumetto al cubo?

L’avventura è iniziata semplicemente con la mia partecipazione al corso di fumetto organizzato dalla “Fondazione Marco Montalbano” e dalla galleria “Progetti d’arte” durata due anni.

Lì, da zero, grazie ad Angelo Pavone e Alessio Maggioni, sono sempre di più entrato in un universo che non conoscevo e che mi ha portato a incontrare molti altri fumettisti catanesi e artisti in generale.

Ovviamente c’ho messo anche del mio.

Nel frattempo che “studiavo” all’Accademia di Belle Arti, disegnavo sempre qualche ora al giorno e così in breve tempo ho avuto un qualcosa che mi ha portato a poter partecipare a questo ambizioso e bellissimo progetto a cui credo fortemente!

Perché Catania e il fumetto in generale, in Sicilia, si deve mostrare a tutti!!!


Dove è nato il soggetto della tua storia?

Da quello che mi circonda. Dai sensi di colpa che ognuno di noi dovrebbe avere per ilo modo insensato in cui viviamo. Dal grido che spesso sento venire da dentro e che mi avverte che così non va. Non a caso ho voluto utilizzare personaggi appartenenti a culture ormai opposte.Uno è un americano, un occidentale che vive in un certo modo e che ha raggiunto quel modo di vivere grazie alla violenza e al potere della politica e delle religioni.

Le “guide spirituali” sono invece una nativa americana e un’africana, simbolo della prepotenza di che hanno subito quei popoli e che quindi li ha resi “superiori” a noi che siamo dei “peccatori”. Non a caso questo è solo il primo dei quattro episodi dove il protagonista proseguirà il viaggio che verrà seguito dall’ indiana nei primi due e dalla guida africana negli ultimi; insomma tutto dipenderà dal luogo in cui verranno ambientati gli episodi.


Parlare di attualità e di guerra usando la fantascienza come strumento principale e di certo un’idea pericolosa ma accattivante; ma cosa è secondo te la fantascienza ed il fantastico nella narrativa contemporanea?

Credo che sia l’evoluzione della vita normale. Penso che per scrivere un qualcosa di fantasy o di fantastico, oltre a riferimenti letterari come miti, leggende e cose così, si debba capire in che contesto viviamo e in che modo possiamo esagerare, su quali aspetti del reale possiamo basare poi una storia e un mondo che sia lontano anni luce, ma che sia semplicemente allegoria del nostro microuniverso.


A quali progetti stai lavorando adesso?

A parte delle ministorie scritte e disegnate che faccio per la Scuola del Fumetto di Milano, sto lavorando al mio secondo fumetto, Vento di Scirocco. Una storia che parla di come il passato, l’infanzia, i ricordi di una famiglia unita e i sogni riescano ad alterare la quotidianità di un giovane ragazzo meridionale che per lavoro e per passione si è trasferito lontano dal suo paese natale. Parallelamente lavoro anche a piccole ministorie e alla scrittura e illustrazione di fiabe per bambini.

Non è certo un ramingo in cerca del solo successo, Simone, ma anzi, pare armato pure da una fiamma e da un bisogno creativo di raccontare se stesso ed il mondo attraverso i suoi occhi, mostrando una realtà che talvolta delude ma che spesso sorprende quando viene vista attraverso il riflesso di un sognatore in grado di raccontare a modo suo le proprie visioni.


martedì 21 aprile 2009

I racconti fantastici di Alessio Maggioni

di Plato
L'introverso e caleidoscopico Alessio Maggioni, autore catanese frequentatore assiduo del club del fumetto da più ore di un pilota di linea in straordinario, diventa anch'esso parte integrante del fumetto della città grazie a questo dono mutaforme di presentare la letteratura disegnata con stili e generi differenti, animati dalla stessa forza creativa che lo stimola sempre verso nuovi orizzonti.

Alcuni la definirebbero cangiante la sua tecnica di disegno, così piena di “pittura”, così visionaria e solo apparentemente incerta della sapienza dei neri intensi o dei colori accesi; timbri che spesso colpiscono per l'impatto talvolta limpido, altre volte caotico delle tavole visionarie dalle inquadrature pompose che realizza.
Penombre, neri intensi e fantasia colorata da
un'immaginazione vulcanica; e proprio come un vulcano le opere di Alessio spesso posso divenire da un semplice panorama da gustare in silenzio ad uno spazio pittoresco ed esplosivo che certamente sa sorprendere l’osservatore.

Dove comincia il fumetto per te, così capace di esplorare numerosi generi e confini stilistici, e dove finisce, per divenire, magari, qualcos’altro?
I miei fumetti nascono dalla semplice voglia di disegnare: spesso la narrazione di una storia è solo un pretesto per copiare un paesaggio o dei costumi esotici, oppure inventare figure dalle sembianze grottesche. I miei personaggi esistono non tanto per agire nel loro mondo fantastico ma per dare vita al foglio di carta, una vita statica ma formicolante. Molte delle mie tavole somigliano più a delle illustrazioni che a pagine di fumetto.

Cosa guida la tua matita e la tua mente quando crei ?

Ciò che più mi sta a cuore nella preparazione di una tavola è la tecnica di inchiostrazione: ombre, linee e chiaroscuri sono al centro dei miei pensieri. Cerco ispirazione nell'osservare certi particolari del mondo che ci circonda: cose come ciuffi di capelli, ombre di piante sul terreno, venature del legno, crepe sui muri, la sezione interna delle carote, macchie di vario tipo... tutte cose che sembrano fatte apposta per essere disegnate con l'inchiostro.
Anche nei fumetti che leggo usualmente sono più attratto dai dettagli, dai singoli segni più che dal complesso.
Il tuo tratto è talvolta aggressivo ma bilanciato, quanto, secondo te il disegno può influire sulla storia e viceversa.

Ti rivelo un mio piccolo segreto (!) L'equilibrio tra bianchi e neri delle mie tavole è idealmente ispirato alla corteccia della betulla etnea: le figure sono intrecci di chiaroscuri e segni vari, che sfociano in grandi vuoti e negli spazi tra le vignette.
Da quanto detto finora avrai capito che per me la trama, il raccontare vero e proprio, è di secondaria importanza... quando occorre una narrazione più scorrevole mi sforzo di dare la precedenza a scelte grafiche più semplici e funzionali, ma non sempre con risultati soddisfacenti.

Anche tu da anni conosci la compagnia di “fumetto al cubo”, ma com’è andata? Come vi siete conosciuti?


Ho cominciato a disegnare seriamente quand'ero già piuttosto grande, sopra i vent'anni; andavo a lezione da un'artista, Loredana Catania, traendone un profitto e una gratificazione che mai ho conosciuto in tanti anni di scuola ed università. A un certo punto però la mia maestra se ne partì per andare ad insegnare al nord, lasciandomi un bagaglio di conoscenze variegato ma incompleto.
Mentre giocavo a fare l'autodidatta, mi giunsero voci da varie parti circa un corso di fumetti a Catania. Essendo sempre stato un vorace lettore di letteratura disegnata, pensai che questa sarebbe stato lo sbocco ideale per le mie mire artistiche... la prima volta che entrai alla Galleria Progetti d'arte (era il 2003) avevo già le idee chiare su questo (anche se negli anni la mia visione del fumetto è cambiata parecchio).
Mi iscrissi al corso, e da allora ho frequentato mese per mese tutte le lezioni di Angelo Pavone, con una passione crescente per le potenzialità dell'inchiostro, sfociata ormai in una sorta di fanatismo. Non faccio altro che disegnare!...

La trama della tua storia è sicuramente d’impatto e non solo da punto di vista grafico. Cosa ha originato una storia di confine come quella che hai proposto su F3?

Rileggendo Gaolgot (così si intitola) a un mese di distanza dal suo completamento, devo dirmi abbastanza soddisfatto dell'equilibrio fra narrazione e disegno (quello, come dicevo, che non sempre da risultati soddisfacenti). La storia è nata da uno spunto di qualche anno fa, e ripropone delle tematiche che mi sono usuali: l'identità tra la vita e la morte, tra la natura e il soprannaturale.
Ciò che rende diversa questa Gaolgot e la proietta in una zona “delicata” del nostro immaginario, sono soltanto due elementi, neanche centrali a mio avviso (non dico di più per non influenzare chi leggesse la storia dopo questa intervista).
L'impatto che dici tu, la malizia, non è insita nella storia, ma in chi la legge (e in chi la scrive!); se veniamo turbati dall'odio che muove il mio personaggio, forse è perché di quell'odio siamo in qualche modo inconsciamente partecipi.

Quale genere prediligi tra i molti sottogeneri del fantastico e cosa ti attira di più di esso?

La mitologia, soprattutto quella greca. Mi ha sempre affascinato, ma ho cominciato a guardarla in maniera diversa qualche anno fa, dopo aver letto un libro di Roberto Calasso intitolato “Le nozze di Cadmo e Armonia”. L'autore intreccia le storie degli dei e dei mostri delle leggende con quelle di uomini e donne, filosofi e condottieri dell'antica Grecia, spezzando e riannodando la narrazione come se la inseguisse attraverso i secoli.
Mi ha molto ispirato anche a livello grafico.

Cosa riserva per te il prossimo futuro?

Adesso sto preparando un progetto che ho in mente da tempo, con delle storie di ambientazione western collegate tra loro, in cui gli animali del deserto sono presenti e attivi più dei protagonisti. Poi ho in mente una storia mitologico-fantascientifica, ancora molto in embrione.
Anche Gaolgot meriterebbe di essere estesa e ristrutturata come una storia ad ampio respiro, magari tutta a colori...
Le idee non mancano, il tempo neppure!


Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...