venerdì 6 novembre 2009

Angelo Pavone, La "tecnica" è solo un mezzo per arrivare all’opera, il resto è tutta "anima d'artista".

di Plato


Quante ore abbiamo per parlarvi di lui?

Pittore, “Maestro unico” della scuola del fumetto di Catania (ndr. Di cui vi parleremo molto presto e che tante buone matite nel tempo ha, e continua a sfornare), fumettista, illustratore, appassionato di cinema; un uomo pieno d’interessi e progetti, insomma.

La prima impressione è quella di avere di fronte un professionista, serio e attento a tutto quello che gli scorre intorno, presto, prima delle domande di rito, conversando con lui comprendo perché il progetto di fumettialcubo e della scuola di fumetto di Catania siano stati realizzati nonostante la corrente apparentemente contraria che si respirava nell’ambiente.


Con autori e personaggi come lui l’arte e le idee in una città come quella in cui vive, Catania, si fanno dei passi avanti; piccoli e grandi passi che formano quel terreno fertile che ogni città o agglomerato umano dovrebbe avere dentro di se, quello stesso terreno che crea e digerisce dentro quella nuova forza e quelle nuove idee generatrici e positive. Mi parla della grande creatività degli alunni che frequentano i suoi corsi annuali, del desiderio di comunicazione che vive dentro di loro e mi parla anche delle idee che si mescolano a le persone fondamentali, come Paolo Montalbano e Antonino Rocca che hanno permesso la nascita di mostre, progetti e pubblicazioni, come F3, appunto.

Come ti sei avvicinato al mondo dei fumetti?

Negli anni settanta era iniziato il bombardamento mediatico da parte delle grandi produzioni nipponiche, ed io, come tanti altri miei coetanei, sono stato totalmente influenzato da questa potente ondata di cartoni animati, soprattutto quelli basati su storie di robot ed eroi cibernetici. Questa “educazione visiva” ha generato in me la necessità di giocare a costruire diversi “mondi fantastici”, e con l’ausilio del disegno, che ho praticato sin da bambino, riuscivo tranquillamente a vivere una dimensione immaginativa e cognitiva favolosa.

Qual è, se c’è, l’idea più grande che credi di non avere ancora sfruttato nei tuoi progetti?

Mi piacerebbe dare vita ad un festival del fumetto. Spesso ne abbiamo parlato con amici, ma le difficoltà non sono poche, per cui probabilmente rimarrà un’utopia.

Le ambientazioni fantascientifiche che rappresenti nella tua ultima opera, “Zoe” da dove originano?

E’ un lavoro di cui vado fiero, ma è ancora “in progress” e probabilmente dopo il prologo non lo pubblicherò più su F3 fino al suo completamento. L’origine di questa idea, è nata da un’esortazione a ritornare a disegnare fumetti, da parte di un mio caro amico Davide Bruno. Sempre lo stesso Bruno a sua insaputa è stato artefice del tipo di soggetto che avrei trattato: gli alieni. Sinceramente neanche io fino a poco tempo fa avrei mai pensato di trattare un simile argomento visto che è stato sfruttato e perlustrato nelle sue più svariate forme espressive. In Zoe sono presenti molti fattori moderni, mistici, filosofici e antropologici che spesso sono causa di discussioni.

A quale tipo di pubblico rivolgi le tue opere e a quale in particolare la tua ultima creatura Zoe?

E’ rivolto a tutti coloro che vorranno leggerlo e guardarlo, perché è un fumetto che va anche “visto” con attenzione poiché è ricco di simboli. Forse non tutti sapranno leggerli se non nella loro forma decorativa e ornamentale. In ogni caso la storia mira a raggiungere la sensibilità di tutti, ma la complessità del messaggio che voglio dare è tale che potrebbe non essere immediatamente comprensibile nelle sue varie sfaccettature. La mia scelta di autore predilige una forma di narrazione semplice, pulita e lineare per poter arrivare all’archè che alberga in ogni individuo e lasciargli un “segno” che poi egli potrà interpretare.

Raccontaci un po’ di questo soggetto apparso sul numero uno di F3

Zoe è un’aliena di razza umanoide comandante in carica della flotta intergalattica “iris”, che ha il compito di sorvegliare il cubo est dell’universo “nuovo”. Dopo un breve incontro con un potente essere cosmico, è invitata da un’entità sconosciuta a discendere sulla terra, qui incontra in piena rivoluzione francese un gendarme sovversivo di fanteria, morente, che nell’ultimo istante di vita la scorge e la confonde per un angelo. Lei commossa gli salva la vita, infrangendo così una regola cosmica. Con questo gesto Zoe, metterà in moto un meccanismo che avrà una svolta inaspettata in lei, essere superiore e immortale.

Ma tu leggi fumetti?

Fare fumetti significa leggerli, analizzarli e amarli. Vanto una ricca collezione di fumetti d’autore perché sono quelli che più mi attraggono, ma non tralascio quelli commerciali, che tuttavia per loro stessa natura sono più vincolati a certi canoni di mercato ed estetici. Penso che un autore deve leggere di tutto, guardare ed essere aperto a tutto, soprattutto al nuovo che spesso intimorisce.

Qual è la cosa che meno sopporti nel fumetto moderno?

Spesso il nuovo è sopravvalutato o sottovalutato e difficilmente compreso nella sua reale dimensione. Devo dire che negli autori più o meno giovani “moderni” ho riscontrato un fattore comune, l’assoluta brama di emergere a tutti i costi. Talvolta capita, però, che le storie e soprattutto i disegni che scaturiscono da tale desiderio rimangono vuoti, velleitari e fini a stessi. Mi è capitato di vedere direttamente e indirettamente autori di talento che sono fin troppo bravi tecnicamente, quasi sprecati a mio avviso. Ho la sensazione che vi sia una certa superficialità nell’affrontare tematiche complesse come quelle che attraversiamo nei nostri tempi, quasi un grattare la crosta ignorando il contenuto, è come se si volesse dare più importanza all’apparire che all’essere.

Parlaci del progetto di “Fumetti al cubo”. Ti occupi anche della grafica e dell’impaginazione della rivista?

“Fumetti al cubo” doveva nascere circa 15 anni fa, ne abbiamo parlato spesso con Paolo Montalbano. Avevamo intenzione di creare un contenitore dove i ragazzi siciliani potevano inserire i loro lavori, per dare logica conseguenza al lavoro di un disegnatore: disegno-pubblicazione, piuttosto che per farsi conoscere al pubblico come spesso si dice in modo retorico. Paolo ci ha lasciati qualche giorno dopo avere stretto nelle sue mani il prototipo nel numero zero, erano trascorsi 15 anni e avevamo maturato questo progetto. La rivista è un’opera pura e genuina, non è legata a nessun movimento politico, non è manovrata da nessuno con secondi fini, rappresenta la nostra coscienza e dentro ci vanno i nostri frutti. La nostra priorità è dare spazio ad autori giovani e meno giovani che si cimentano con questo tipo di linguaggio. La grafica di un fumetto d’autore ha uno stile come chi disegna fumetti, e spesso riflette la personalità dell’autore stesso. In F3 ho scelto una grafica semplice. Essendo una rivista in bianco e nero desideravo ottenere un buon risultato sia di qualità di stampa che di armonie di toni.

Tu insegni alla Scuola di Fumetto di Catania. Qual è la prima cosa che insegni ai tuoi studenti?

La scuola del fumetto non è nata in un giorno e neppure in un mese, ma in nove anni. Inizialmente il nostro intento era di creare dei mini corsi conclusivi di un mese, ma dopo qualche anno abbiamo deciso di prolungarla a corsi annuali. Vorrei precisare un punto in merito a questa particolare scuola: sono io personalmente a coprire tutte le mansioni didattiche, poiché è una scuola che mira a creare le basi tecniche del disegno, dalla geometria alla comprensione dello spazio e soprattutto a divenire autori. Quando si iscrive un allievo, la prima cosa che gli “insegno” è ad avere fiducia in quello che sa fare con la consapevolezza che può fare molto di più. Difatti agli allievi dico sempre che “io ricopro solo un piccolo ruolo, tutto il resto spetta a voi”.

Quali tecniche usi per disegnare?

La tecnica è solo un mezzo per arrivare all’opera. Personalmente utilizzo uno stile e una tecnica seguendo una mia logica di costruzione dell’architettura dell’opera. Nel caso di Zoe ho volutamente accostato due grandi scuole quella franco-belga linea chiara e quella magistrale del fumetto nipponico manga. Ritengo che le due scuole pur avendo notevoli differenze culturali s’influenzino parecchio reciprocamente. Zoe stilisticamente si colloca in mezzo, con quel gusto mediterraneo che la contraddistingue.

Progetti futuri?

Disegnare “Frankenstein” di M.W.Shelley, è un progetto che penso da anni ma che spesso abbandono. Mi piacerebbe poter dare vita a un’editoria che possa pubblicare le monografie di tutti i disegnatori che hanno collaborato con Fumetti al cubo.

Per concludere una domanda rivolta al maestro Pavone: Qual è l’approccio migliore per cominciare un racconto? La storia è più importante del disegno?

Dipende da che cosa si vuole fare e a che tipo di lettore è rivolto il lavoro. Se è un fumetto commerciale, bisogna curare bene la leggibilità del segno e la fluidità della storia, se invece è un fumetto d’autore allora la questione cambia. A mio avviso è preferibile seguire la propria coscienza interiore e ascoltarla con molta devozione. In questo caso non ci sono delle regole ben precise, perché si tratta di un’opera personale e soggettiva, però, non bisogna tralasciare gli elementi che ne consentono la fruibilità da parte del lettore. In ogni caso pongo alla base di tutto “l’idea” che è l’anima del lavoro, il resto è discutibile.


Principalmente Angelo Pavone, che tornerà a trovarci presto sul blog, ci parla e si muove con la forza delle idee che lo animano, con quella stessa forza che gli ha permesso di essere uno dei padri di Fumetti al cubo ed un'artista in grado d'ispirare con il suo semplice fare i molti giovani pieni di cose da raccontare che con lui vivono il fumetto e la cultura di questa Bella e straordinaria Città.

3 commenti:

  1. in bocca al lupo a tutti voi!é bella l'anima che mettete in questo progetto;continuate così.
    Ilaria

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  2. Ho parlato col prof. Latino che mi ha consigliato di contattarvi visto che anche io sono un aspirante fumettista, illustratore, colorista ecc. ecc.
    Ah anche io sono dell' accademia anche se a marzo (spero) avro' conseguito la laurea specialistica...

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  3. Ciao Vincenzo.
    Sarà un piacere per noi conoscerti.
    Se vorrai potremo farlo in galleria, dove spesso ci riuniamo. Per i dettagli parliamone privatamente; scrivimi su matreus@libero.it e ci mettiamo daccordo.
    Complimenti, comunque, per le cose che fai.

    RispondiElimina

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