di Plato
L'introverso e caleidoscopico Alessio Maggioni, autore catanese frequentatore assiduo del club del fumetto da più ore di un pilota di linea in straordinario, diventa anch'esso parte integrante del fumetto della città grazie a questo dono mutaforme di presentare la letteratura disegnata con stili e generi differenti, animati dalla stessa forza creativa che lo stimola sempre verso nuovi orizzonti.
Alcuni la definirebbero cangiante la sua tecnica di disegno, così piena di “pittura”, così visionaria e solo apparentemente incerta della sapienza dei neri intensi o dei colori accesi; timbri che spesso colpiscono per l'impatto talvolta limpido, altre volte caotico delle tavole visionarie dalle inquadrature pompose che realizza.
Penombre, neri intensi e fantasia colorata da un'immaginazione vulcanica; e proprio come un vulcano le opere di Alessio spesso posso divenire da un semplice panorama da gustare in silenzio ad uno spazio pittoresco ed esplosivo che certamente sa sorprendere l’osservatore.
Dove comincia il fumetto per te, così capace di esplorare numerosi generi e confini stilistici, e dove finisce, per divenire, magari, qualcos’altro?
I miei fumetti nascono dalla semplice voglia di disegnare: spesso la narrazione di una storia è solo un pretesto per copiare un paesaggio o dei costumi esotici, oppure inventare figure dalle sembianze grottesche. I miei personaggi esistono non tanto per agire nel loro mondo fantastico ma per dare vita al foglio di carta, una vita statica ma formicolante. Molte delle mie tavole somigliano più a delle illustrazioni che a pagine di fumetto.
Cosa guida la tua matita e la tua mente quando crei ?
Ciò che più mi sta a cuore nella preparazione di una tavola è la tecnica di inchiostrazione: ombre, linee e chiaroscuri sono al centro dei miei pensieri. Cerco ispirazione nell'osservare certi particolari del mondo che ci circonda: cose come ciuffi di capelli, ombre di piante sul terreno, venature del legno, crepe sui muri, la sezione interna delle carote, macchie di vario tipo... tutte cose che sembrano fatte apposta per essere disegnate con l'inchiostro.
Anche nei fumetti che leggo usualmente sono più attratto dai dettagli, dai singoli segni più che dal complesso.
Il tuo tratto è talvolta aggressivo ma bilanciato, quanto, secondo te il disegno può influire sulla storia e viceversa.
Ti rivelo un mio piccolo segreto (!) L'equilibrio tra bianchi e neri delle mie tavole è idealmente ispirato alla corteccia della betulla etnea: le figure sono intrecci di chiaroscuri e segni vari, che sfociano in grandi vuoti e negli spazi tra le vignette.
Da quanto detto finora avrai capito che per me la trama, il raccontare vero e proprio, è di secondaria importanza... quando occorre una narrazione più scorrevole mi sforzo di dare la precedenza a scelte grafiche più semplici e funzionali, ma non sempre con risultati soddisfacenti.
Anche tu da anni conosci la compagnia di “fumetto al cubo”, ma com’è andata? Come vi siete conosciuti?
Ho cominciato a disegnare seriamente quand'ero già piuttosto grande, sopra i vent'anni; andavo a lezione da un'artista, Loredana Catania, traendone un profitto e una gratificazione che mai ho conosciuto in tanti anni di scuola ed università. A un certo punto però la mia maestra se ne partì per andare ad insegnare al nord, lasciandomi un bagaglio di conoscenze variegato ma incompleto.
Mentre giocavo a fare l'autodidatta, mi giunsero voci da varie parti circa un corso di fumetti a Catania. Essendo sempre stato un vorace lettore di letteratura disegnata, pensai che questa sarebbe stato lo sbocco ideale per le mie mire artistiche... la prima volta che entrai alla Galleria Progetti d'arte (era il 2003) avevo già le idee chiare su questo (anche se negli anni la mia visione del fumetto è cambiata parecchio).
Mi iscrissi al corso, e da allora ho frequentato mese per mese tutte le lezioni di Angelo Pavone, con una passione crescente per le potenzialità dell'inchiostro, sfociata ormai in una sorta di fanatismo. Non faccio altro che disegnare!...
La trama della tua storia è sicuramente d’impatto e non solo da punto di vista grafico. Cosa ha originato una storia di confine come quella che hai proposto su F3?
Rileggendo Gaolgot (così si intitola) a un mese di distanza dal suo completamento, devo dirmi abbastanza soddisfatto dell'equilibrio fra narrazione e disegno (quello, come dicevo, che non sempre da risultati soddisfacenti). La storia è nata da uno spunto di qualche anno fa, e ripropone delle tematiche che mi sono usuali: l'identità tra la vita e la morte, tra la natura e il soprannaturale.
Ciò che rende diversa questa Gaolgot e la proietta in una zona “delicata” del nostro immaginario, sono soltanto due elementi, neanche centrali a mio avviso (non dico di più per non influenzare chi leggesse la storia dopo questa intervista).
L'impatto che dici tu, la malizia, non è insita nella storia, ma in chi la legge (e in chi la scrive!); se veniamo turbati dall'odio che muove il mio personaggio, forse è perché di quell'odio siamo in qualche modo inconsciamente partecipi.
Quale genere prediligi tra i molti sottogeneri del fantastico e cosa ti attira di più di esso?
La mitologia, soprattutto quella greca. Mi ha sempre affascinato, ma ho cominciato a guardarla in maniera diversa qualche anno fa, dopo aver letto un libro di Roberto Calasso intitolato “Le nozze di Cadmo e Armonia”. L'autore intreccia le storie degli dei e dei mostri delle leggende con quelle di uomini e donne, filosofi e condottieri dell'antica Grecia, spezzando e riannodando la narrazione come se la inseguisse attraverso i secoli.
Mi ha molto ispirato anche a livello grafico.
Cosa riserva per te il prossimo futuro?
Adesso sto preparando un progetto che ho in mente da tempo, con delle storie di ambientazione western collegate tra loro, in cui gli animali del deserto sono presenti e attivi più dei protagonisti. Poi ho in mente una storia mitologico-fantascientifica, ancora molto in embrione.
Anche Gaolgot meriterebbe di essere estesa e ristrutturata come una storia ad ampio respiro, magari tutta a colori...
Le idee non mancano, il tempo neppure!
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