di Cristina Donati
Il primo a usare il termine è stato K.W.Jeter per il suo romanzo Morlock Nights, uno dei seguiti apocrifi a The Time Machine di H.G. Wells.
Penso che una fantasy vittoriana sarà la prossima grande cosa, se siamo in grado di trovare un termine collettivo per [Timothy T.] Powers, [James P.] Blaylock e me stesso. Qualcosa basato sulla tecnologia appropriata dell'epoca; come "steampunk", forse. [Locus Magazine— 1987]
A volte basta l’idea di una singola persona per delineare un genere, e per un genere ci vuole un nome vincente.
Bruce Sterling, nell’introduzione a Mirrorshades dice una verità:
"(…) I critici, me compreso, insistono nell’etichettare le mercanzie a dispetto di tutti gli avvertimenti; dobbiamo farlo, perché è una valida fonte di chiarimento così come un grosso divertimento.”
Con La macchina della realtà di Sterling e William Gibson, il termine steampunk viene ufficializzato grazie alla loro fama, e il genere prende corpo nella consapevolezza dei lettori.
Lo steampunk è un’ucronia ambientata nel XIX secolo, ovvero un’età vittoriana con macchinari portentosi frutto non della tecnologia elettronica, ma della forza vapore.
Allo steam si aggiunge il punk, parola chiave di altre correnti come cyberpunk (il capostipite), splatter punk, diesel punk, squidpunk (!) etc etc, inizialmente espressione di un atteggiamento di rottura verso l’ordine costituito, le costrizioni dei costumi sociali, la società standard.
Il risultato è “colonizzare il passato per sognare il futuro”, come se la difference engine di Babbage avesse avuto un impiego su larghissima scala o se invece dell’elettricità fosse stata l’energia del vapore a dar vita a una sofisticata tecnologia alternativa.
Ovvero una fantasy-fantascienza a carbone in piena rivoluzione industriale, forgiata in ferro e mattoni e popolata da mostri meccanizzati, dirigibili e caldaie, ciminiere e banlieux distopiche, eroi in cuoio, occhialoni da pilota e pistole a tamburo, l’oppio o il laudano al posto delle moderne droghe di sintesi e l’assenzio nei bicchieri.
Lo steampunk è caratterizzato dal periodo storico, ma anche dall’ambientazione che non è così rigida: sebbene la Londra vittoriana eserciti un fascino indiscusso, esiste un Western Steampunk (vecchio West Americano), un Medieval Steampunk e un Fantasy Steampunk, dove si mescolano magia e forza vapore.
Esiste anche il Clockpunk (termine coniato dal GURPS), inserito in un Rinascimento alternativo dove le “moderne tecnologie” sono un misto di magia e scienza cinquecentesca, basato su meccanismi a molla e a orologeria, o ispirato dagli avveniristici progetti di Leonardo da Vinci.
Se scrivere fantastico vuol dire travalicare i confini, lo steampunk si sviluppa distruggendo i confini.
Contamina, infiltra e si appropria di altri generi (fantascienza, fantasy, horror, gothic, thriller, mistery) rimodellandoli nella propria ottica di futurismo retrò in perpetuo movimento, dove tutto sommato le regole sono poche e le possibilità infinite.
Gli autori steampunk non scrivono romanzi storici bensì allucinazioni storiche assolutamente non allineate, mondi già trascorsi con contaminazioni del futuro: una sorta di postmoderno nel passato.
Le radici dello steampunk
Jules Verne, H.G. Wells, Mark Twain, Arthur Conan Doyle sono spesso considerati steampunk “classico”, ma in realtà non è proprio così: le loro opere non sono ucronie bensì descrivono la realtà contemporanea agli autori, miscelata a elementi fantastici.
Verne ha vissuto davvero nell’epoca delle rivoluzione industriale, tra palloni aerostatici e piroscafi a vapore e, per le sue geniali e a volte inquietanti intuizioni, può essere a pieno titolo considerato il padre della fantascienza moderna.
Ma non dello steampunk, sebbene i suoi romanzi siano un esempio perfetto d’ambientazione e offrano ottimi spunti steam-tecnologici: il facsimile (evoluzione del pantelegrafo), le reti per la trasmissione dati, i calcolatori, i futuristici veicoli in viaggio sulla Luna o al centro della Terra.
H.G. Wells e Conan Doyle raccontano la Londra vittoriana perché è la “loro” Londra, come del resto Twain ha navigato il Mississippi delle sue storie.
Gibson, Sterling e The Difference Engine (1990)
Onore al merito, come sempre, a chi ha sdoganato il genere. La Macchina della Realtà è un’ucronia english perfetta in cui ogni dettaglio d’ambientazione è armonico e naturale: le crinoline di Sybil, giovane prostituta, e il giubbotto del paleontologo Edward “Leviathan” Mallory, le macchine, anzi la Macchina Analitica di Babbage che ha invaso il mondo, gli inventori su strani tricicli e le ruspe che scavano nella metro di Londra. Le fabbriche e l'aria satura di miasmi.
L’intreccio è una detective— thriller story ambientata in un mondo in cui la rivoluzione industriale e l’assetto politico del XIX secolo “sono andati avanti”.
Alcuni esempi sono contenuti nell'antologia Steampunk (2008) curata dai “VanderMeers”, Jeff e Anne: fra processi alchemici, scienziati— esploratori, dirigibili, automi a vapore, tecnologie marziane e anacronistiche soluzioni meccaniche, i racconti presenti offrono una panoramica interessante circa le possibili interpretazioni del genere.
Troviamo nomi “storici” come James P. Blaylock di cui viene proposto Lord Kelvin’s Machine — uno scienziato folle progetta di scagliare la Terra nel percorso di una cometa di passaggio — e Michael Moorcock, padrino dello steampunk, con un brano di The Warlord of the Air, collocato in un universo edoardiano alternativo dove volano astronavi e la Grande Guerra non è mai scoppiata.
The Martian Agent, a Planetary Romance, ambientato nell’estate del 1876, Michael Chabon, racconta la vita di due giovani fratelli in fuga dopo l’ammutinamento di George Custer contro la Regina Vittoria, in un mondo dove la Rivoluzione Inglese non è mai avvenuta.
Nel fantasy storico di Mary Gentle, A Sun in the Attic, si racconta la lotta classica tra sicurezza e progresso, mentre in The Steam Man of the Prairie and the Dark Rider Get Down: A Dime Novel, di Joe R. Lansdale, il viaggiatore — sulla macchina del tempo di H.G. Wel
ls - danneggia per caso il continuum spazio temporale, provocando conseguenze assai spiacevoli.
Victoria di Paul Di Filippo, contenuto nella Steampunk Trilogy, è invece una commedia burlesca in cui, per coprire la fuga di una giovanissima regina Vittoria, viene utilizzata una licenziosa salamandra
straordinariamente somigliante, affinché prenda temporaneamente il posto di Sua Altezza a Buckingham Palace.
Non manca l’eccezionale Ted Chiang con Seventy-Two Letters: un mondo dove certi nomi impressi su oggetti inorganici (e anche organici, a volte) possono donare movimento e persino la vita.
Anche l’ambientazione di La bussola d’oro di Philip Pullman ha connotati steampunk: mongolfiere, oggetti tecnologici surreali, intrighi, spedizioni in terre lontane e un’Inghilterra ottocentesca.
Più recente è Boneshaker di Cherie Priest, finalista per lo Hugo e il John W. Campbell Awards 2010: ambientato in un mondo chiamato Clockwork Century, mescola steampunk e zombies in una Seattle in versione alternativa.
Prodotto per un target molto young, Leviathan di Scott Westerfeld è invece una rivisitazione infantile dello steampunk, di cui riprende i clichè ad usum delphini: niente vapore, ma motori diesel per mezzi meccanici un po’ Tranformers, e un curioso sistema di propulsione “fisiologico” nelle bio-macchine loro antagoniste.
Il genere ha un notevole potere mutageno e un immediato potere contaminante, generando spinte narrative che si distaccano definitivamente dal modello Tolkeniano.
La forza vapore anima i sotterranei di altre diramazioni, una sorta di “organismi diabolicamente modificati” che, sempre negli anni ’90 e seguenti, si chiamano New Weird, Steam Fantasy, Slipstream e forse in altri modi ancora.
Si accentuano il senso del bizzarro e del grottesco accanto al realismo magico, la denuncia politica e le tecnologie futuristiche, le visioni da incubo distopico e gli universi onirici, il mix di generi e ambientazioni.
Alcuni titoli: Perdido Street Station di China Mièville, Veniss Underground di Jeff VanderMeer, Cuore d’Acciaio di Michael Swanwick.
Tutto questo arriva anche in Italia e fa nascere Il Sentiero di Legno e Sangue di Luca Tarenzi, nonché Alice nel Paese della Vaporità di Francesco Dimitri: terreno diverso, frutti diversi, ma da addentare con gusto.
Nel complesso, la percezione è che ogni cosa si mescoli e strabordi dal proprio contenitore, provocando un gran ribollire germinale nel calderone del Fantastico il quale, per rimanere vitale, deve autoalimentarsi ed evolvere in continuazione.
Quale sarà il prossimo — contestato — nome che cercherà di mettere nel tutto un ordine impossibile?
tratto da Fantascienza.com
Nessun commento:
Posta un commento