mercoledì 26 ottobre 2011

CHARLES HOY FORT FRA SCIENZA E PARANORMALE MA CON UMORISMO

  Di Stefano Panizza  
Questo ricercatore americano (1874-1932) fu persona di grande saggezza e spirito, un autentico pungolo per la scienza ortodossa, che scrisse libri affascinanti dalla lettura imprescindibile per chi è attratto dal misterioso e dall’insolito. Visse a New York, non uscendo mai da casa se non per recarsi alla Biblioteca Municipale dove consultò una grande quantità di giornali, riviste e annali di tutti gli Stati  e di tutte le epoche. Fino a trentaquattro anni, figlio di droghieri, aveva vivacchiato grazie ad un mediocre talento di giornalista ed una certa abilità di imbalsamare le farfalle. Morti i genitori e venduta la libreria, si era assicurato piccole rendite che gli permisero finalmente di abbandonarsi esclusivamente alla sua passione: accumulare appunti su fatti inverosimili e tuttavia accertati. Accumulò venticinquemila annotazioni ordinate in scatole di cartone. Si trattava di fatti che appena menzionati erano ricaduti nella botola dell’indifferenza. Fatti, tuttavia. In anni di studio intensissimo si preparò ad imparare tutte le arti e tutte le scienze, in un lavoro gigantesco.  Principi, formule, leggi, fenomeni furono assimilati nella Biblioteca di New York, al British Museum e grazie ad un' enorme corrispondenza con le più grandi biblioteche e librerie del mondo. Le annotazioni divennero quarantamila, ripartite in milletrecento sezioni, scritte a matita, su cartoncini in un linguaggio stenografico di sua invenzione. Fort scrisse molto a proposito di ranocchie e di pesci che cadono dal cielo e alla fine formulò la stravagante teoria del “Mare aereo dei Sargassi“,  secondo cui gli oggetti sollevati dalla superficie della terra e trasportati fino a quella zona sono trattenuti là sopra, come sospesi, fino a quando vengono scrollati giù dai temporali. Fort concepì anche la teoria del “teletrasporto” che spiegherebbe come determinati oggetti arrivino in luoghi nei quali, in condizioni normali, non dovrebbero esserci. Secondo la sua ipotesi il “teletrasporto” sarebbe una specie di meccanismo naturale per la propagazione di specie animali e le cadute anomale erano dovute al malfunzionamento di questo meccanismo. Per la loro tradizionale “forma mentis” gli scienziati ufficiali tendono a respingere le storie di strani oggetti che cadono, liquidandole come burle o vere e proprie falsità. E se qualche scienziato ortodosso se ne occupa seriamente, di solito tira in ballo condizioni atmosferiche eccezionali, come le trombe d’aria che, come è noto, possono sollevare e far ricadere anche animali grossi come buoi. Ma questa è una spiegazione tutt’altro che esauriente, visto che spesso vengono segnalate cadute di oggetti insoliti in giornate del tutto serene. E nemmeno le trombe marine, che secondo gli scienziati solleverebbero animali marini e li farebbero precipitare sulla terraferma, chiariscono questi eventi. Queste, infatti, in genere non riescono ad arrivare molto all’interno della terraferma per scaricare pesce fresco sulle pianure; per lo meno non è mai stato rilevato un caso simile. La verità è che piogge di rane e di pesci si sono verificate sempre nel corso dei secoli e sono state puntualmente registrate. Fort annotò una casistica infinita di eventi strani. Citiamone solo alcuni. Pioggia rossa su Blankenberg il 2 novembre 1819, pioggia di fango in Tasmania il 14 novembre 1902, sfere di fuoco, impronte di un animale favoloso nel Devonshire, dischi volanti, impronte di ventose su montagne, macchine nel cielo, capricci di comete, strane sparizioni, cataclismi inspiegabili, iscrizioni su meteoriti, neve nera, lune blu, soli verdi, temporali di sangue. Inoltre esseri alati a ottomila metri nel cielo di Palermo il 30 novembre 1880, ruote luminose nel mare, piogge di zolfo, di carne, resti di giganti in Scozia, bare di piccoli esseri venuti da altrove fra le rocce di Edinburgo, pietre cadute in una stanza senza aver bucato il soffitto e con le finestre chiuse, asce di pietra che si abbatterono su Sumatra….etc. La conoscenza scientifica, diceva, non è oggettiva. Si respinge una quantità di fatti perché disturberebbero i ragionamenti prestabiliti. Viviamo in un regime di inquisizione in cui l’arma più frequentemente impiegata contro la realtà non conformista è il disprezzo accompagnato dallo scherno. In tali condizioni, sosteneva, la conoscenza non era altro che “ignoranza circondata dal riso”. Il fatto che possano esistere nell’Universo immensi campi dell’Ignoto turba sgradevolmente gli uomini. Ma dobbiamo dubitare di tutto, salvo che dei fatti. Dei fatti non scelti, così come si presentano, nobili o no, bastardi o puri, coi loro cortei di bizzarrie e le loro concomitanze incongrue. Non respingere nulla del reale perché una scienza futura scoprirà relazioni sconosciute tra i fatti che ci sembrano senza rapporto. “Io mi sento come un tafano” diceva “che irrita il cuoio della conoscenza per impedirle di dormire.” Non vuole una scienza esclusionista che rifiuta il reale solo perché è fantastico. La scienza isola i fenomeni e le cose per osservarli. La grande idea di Fort è che niente è isolabile. Ogni cosa isolata cessa di esistere. E la maggior parte delle cose vive in stati intermedi. Ad esempio tra il vivere e il morire ci sono altre fasi, come in cui un individuo non vive ma semplicemente si impedisce di morire. Lo studioso concepisce le cose come occupanti dei gradi, delle tappe nel percorso di conoscenza di un fenomeno. Non dobbiamo scegliere un fatto perché lascia tranquilla la ragione, ma considerare anche i fatti inquietanti perché sono tutti sfaccettature di non stesso accadimento. Non sono importanti solo gli avvenimenti, ma soprattutto i rapporti fra di loro. C’è un’ unità che sta sotto a tutte le cose e a tutti i fenomeni. Ma Charles Fort non è un ingenuo. Non crede a tutto. Nella sua ricerca sistematica sui fatti respinti si sforza di verificarli uno per uno con informazioni attinte a fonti diverse.    Questo lavoro enciclopedico si concretizza con la sua prima opera, “Il Libro dei Dannati”, pubblicato a New York nel 1919 che produce una rivoluzione negli ambienti intellettuali.  Successivamente, nel 1923, pubblicò “Terre nuove”. Dopo la sua morte apparvero nel 1931 “Lo!” e “Talenti selvaggi” nel 1932. Le doti di Charles Fort affascinarono un gruppo di scrittori americani che decisero di continuare, in suo onore, l’attacco che egli aveva sferrato contro gli onnipotenti sacerdoti del nuovo dio: la Scienza, e contro tutte le forme di dogma. Con questo intento fu fondata la Società Charles Fort, il 26 gennaio 1931. Le innumerevoli annotazioni che egli aveva raccolto nelle biblioteche di tutto il mondo, usufruendo di una corrispondenza internazionale, furono da questa ereditate alla sua morte. Essi costituiscono oggi il nucleo degli archivi della società che si arricchiscono ogni giorno grazie al contributo dei membri di quarantanove paesi, senza contare gli Stati Uniti, l’Alaska e le isole Hawaii. La società pubblica una rivista trimestrale “Doubt” (il Dubbio). Fort è stato un maestro, un precursore di tutti coloro che successivamente si sono occupati di tematiche misteriose ( ufologia, parapsicologia etc.). Per questo, pur essendo stato un personaggio importante del suo tempo, e’ un qualcosa fuori dal tempo e valido per tutti i tempi. Molti dei fatti da lui citati continuano ad accadere oggigiorno anche se spesso ignorati o derisi dai giornali e dalla televisione. L’insegnamento che bisogna trarre dai suoi scritti è che dobbiamo continuamente pensare, chiedere, chiedersi, indagare sui fenomeni, non accontentandoci delle soluzioni, spesso di comodo, che ci vengono fornite. Anche il suo rigore scientifico va preso da esempio. Nessuno lo dice ma la grande maggioranza delle sue informazioni “anomale” le ha ricavate dagli stessi testi e pubblicazioni accademiche che poi frettolosamente la Scienza ha messo nel dimenticatoio. Ricordiamoci di ciò che disse una volta Charles Fort: “la verità è spesso molto più strana della fantasia”.  

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