martedì 11 ottobre 2011

E se Steve Jobs fosse nato a Napoli?

Siamo in un paese dove tutto appare "difficile"! 
Tutte le idee e le migliori volontà  tendono a spegnersi nella disattenzione e nell'ignoranza che c'invade tutt'intorno. Che cosa accadrebbe quindi se uno dei grandi uomini ( e donne s'intende) della storia di questi ultimi decenni nascesse nel bel paese? Come si svilupperebbero gli eventi se il mondo o il fato lo avesse scagliato dritto nel paese dove tutto tende a complicarsi e sopratutto dove i giovani tendono ad avere sempre meno spazio per sognare il proprio futuro? 
Divertissement del blogger Antonio Menna: «Burocrazia, invidie e camorra, la Apple qui non sarebbe mai sorta»

Cosa c'entra con la fantasia? Molto, dato che si tratta di un'atto fantasioso di simulazione socio-politica o fanta-sociologica, una sorta di interessante retroingegneria di ingranaggi del fato posizionati in un contesto differente, E SEPPUR SI TRATTI DI SIMULAZIONE, si dimostra come profonda sia la voragine che nel nostro paese inghiotte quei geni che porterebbero con orgoglio il nome del nostro paese in giro per il mondo.


Buona lettura.


NAPOLI - Se Steve Jobs, guru dell'elettronica scomparso la settimana scorsa, fosse nato a Napoli? Beh, forse sarebbe diventato ugualmente un maestro del settore, con un pizzico (?) di fatica in più. Oppure, niente: condannato alla disoccupazione eterna o a fare un altro mestiere. A riscrivere la storia del fondatore della Apple in salsa partenopeo è il blogger Antonio Menna. Che sul suo blog immagina che Jobs si chiami «Stefano Lavori» (la traduzione letterale del nome in italiano). Steve-Stefano, scrive Menna, «ha un amico che si chiama Stefano Vozzini», un probabile alter ego di Bill Gates. Ai due smanettoni viene un'idea geniale: un computer innovativo ma non hanno i soldi per comprare i pezzi e assemblarlo. «Si mettono nel garage - si legge nel racconto di Menna - e pensano a come fare. Stefano Lavori dice: proviamo a venderli senza averli ancora prodotti. Con quegli ordini compriamo i pezzi. Mettono un annuncio, attaccano i volantini, cercano acquirenti. Nessuno si fa vivo. Bussano alle imprese: “volete sperimentare un nuovo computer?”. Qualcuno è interessato: “portamelo, ti pago a novanta giorni”. “Veramente non ce l’abbiamo ancora, avremmo bisogno di un vostro ordine scritto”. Gli fanno un ordine su carta non intestata. Non si può mai sapere. Con quell’ordine, i due vanno a comprare i pezzi, voglio darli come garanzia per avere credito. I negozianti li buttano fuori. “Senza soldi non si cantano messe”. Che fare? Vendiamoci il motorino. Con quei soldi riescono ad assemblare il primo computer, fanno una sola consegna, guadagnano qualcosa. Ne fanno un altro. La cosa sembra andare».

IN BANCA - «Ma per decollare ci vuole un capitale maggiore. “Chiediamo un prestito”. Vanno in banca. “Mandatemi i vostri genitori, non facciamo credito a chi non ha niente”, gli dice il direttore della filiale».

ARRIVANO I VIGILI: MULTA SALATISSIMA- «I due tornano nel garage. Come fare? Mentre ci pensano bussano alla porta. Sono i vigili urbani. “Ci hanno detto che qui state facendo un’attività commerciale. Possiamo vedere i documenti?”. “Che documenti? Stiamo solo sperimentando”. “Ci risulta che avete venduto dei computer”. I vigili sono stati chiamati da un negozio che sta di fronte. I ragazzi non hanno documenti, il garage non è a norma, non c’è impianto elettrico salvavita, non ci sono bagni, l’attività non ha partita Iva. Il verbale è salato. Ma se tirano fuori qualche soldo di mazzetta, si appara tutto».

LE MAZZETTE - Menna a questo punto descrive la trafila che lo Steve Jobs e il Bill Gates napoletani sono costretti a subire, mazzetta dopo mazzetta, per tenere buoni i «controllori» della legalità. Finanza, ispettorato del Lavoro, ufficio Igiene.
Antonio Menna
Antonio Menna

DAL COMMERCIALISTA - I soldi in cassa finiscono. Però il computer piace, i primi acquirenti chiamano entusiasti. Ma dove prendere i soldi? «Ci sono i fondi europei, gli incentivi all’autoimpresa. C’è un commercialista a Napoli che sa fare benissimo queste pratiche. “State a posto, avete un'idea bellissima. Sicuro possiamo avere un finanziamento a fondo perduto almeno di 100mila euro”. I due ragazzi pensano che è fatta. “Ma i soldi vi arrivano a rendicontazione, dovete prima sostenere le spese. Attrezzate il laboratorio, partire con le attività, e poi avrete i rimborsi (...) Poi qualcosa per la pratica, il mio onorario. E poi ci vuole qualcosa di soldi per oliare il meccanismo alla regione. C’è un amico a cui dobbiamo fare un regalo sennò il finanziamento ve lo scordate”. “Ma noi questi soldi non ce li abbiamo”. “Nemmeno qualcosa per la pratica? E dove vi avviate?”».

IL PIZZO LA CAMORRA - I due, scoraggiati, decidono comunque di andare avanti. Chiedono soldi pure ai genitori. «All’interno del garage lavorano duro: assemblano i computer con pezzi di fortuna, un po’ comprati usati un po’ a credito. Fanno dieci computer nuovi, riescono a venderli. La cosa sembra poter andare. Ma un giorno bussano al garage. E’ la camorra. Sappiamo che state guadagnando, dovete fare un regalo ai ragazzi che stanno in galera. “Come sarebbe?”. “Pagate, è meglio per voi”. Se pagano, finiscono i soldi e chiudono. Se non pagano, gli fanno saltare in aria il garage. Se vanno alla polizia e li denunciano, se ne devono solo andare perchè hanno finito di campare. Se non li denunciano e scoprono la cosa, vanno in galera pure loro. Pagano. Ma non hanno più i soldi per continuare le attività. Il finanziamento dalla Regione non arriva, i libri contabili costano, bisogna versare l’Iva, pagare le tasse su quello che hanno venduto, il commercialista preme, i pezzi sono finiti, assemblare computer in questo modo diventa impossibile, il padre di Stefano Lavori lo prende da parte e gli dice “guagliò, libera questo garage, ci fittiamo i posti auto, che è meglio”. I due ragazzi si guardano e decidono di chiudere il loro sogno nel cassetto. Diventano garagisti».

LA TRISTE MORALE FINALE - Morale della storia, secondo il blogger: «La Apple in provincia di Napoli non sarebbe nata, perchè saremo pure affamati e folli, ma se nasci nel posto sbagliato rimani con la fame e la pazzia, e niente più».

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