giovedì 23 febbraio 2012

Peter Stults, Avatar negli anni '50 ed altre stranezze

Autore: Emanuele Manco
 

Suggestive versioni alternative di classici del cinema da parte dell'artista Peter Stults. Esiste una qualche dimensione parallela nella quale John Wayne ha interpretato Superman, l'esponente supereroistico che forse più di ogni altro è il testimonial dell'american way of life? E se Avatar fosse stato realizzato negli anni '50, diretto da un altro genio della storia del cinema, Howard Hawks?

Non sono speculazioni così campate in aria quelle dell'artista Peter Stults. Ciascuno dei poster di versioni alternative  di classici del cinema, reinventa in modo logico attingendo a registi o attori che, se il film fosse stato pensato alla sua epoca, avrebbero potuto tranquillamente essere parte della produzione. Se non ricordo male, all'epoca della produzione di Superman di Richard Donner, prima di considerare lo sconosciuto Christopher Reeve, Clint Eastwood era considerato assolutamente realistico come Superman, anche se Stults lo vede meglio come Generale Zod.
Hawks da parte sua è indicato dai libri di storia del cinema come il vero regista di La cosa da un altro mondo, film del 1951 attribuito ufficialmente a Christian Nyby.
Personalmente trovo molto suggestiva l'idea di 2001: Odissea nello spazio pensato dal regista espressionista tedesco Fritz Lang, che di astronautica ha trattato nel bellissimo film muto Una donna sulla luna, del 1929, che ebbe tra i suoi consulenti gli scienziati missilistici Herman Oberth e Willy Ley, segno che Lang ebbe la stessa cura della verosimiglianza che Kubrick ebbe nel realizzare il suo film.

Se carino è il paragone tra William Shatner e Sam Worthington, più sottile forse è la scelta di Natalie Wood come omologa di Zoe Saldana. Se è vero che purtroppo negli anni '50 a Hollywood non avrebbero mai assegnato ruoli di protagonista a una donne di colore, la scelta di Stults mi fa venire in mente che la Wood interpretò una giovane donna che era stata rapita dai pellerossa nel film del 1956 Sentieri selvaggi di John Ford. Un western classico ma che fu tra i primi a proporre la tematica dell'uomo bianco (in questo caso la piccola Debbie, rapita da bambina) che cambia mentalità a contatto con i nativi americani (che si chiamavano ancora Indiani all'epoca).






 Tratto da fantascienza.com

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