mercoledì 6 aprile 2011

Aldebaran

Da quasi un secolo una delle prime colonie terrestri è rimasta isolata dal pianeta madre, lontani più di sessanta anni luce dalla Terra gli abitanti di Aldebaran lottano per sopravvivvere a loro stessi e per capire l'acquatico mondo alieno che li circonda.


Leo, Aldebaran (Aldebaran, 1994) -
BANDE DESSINé
- Planeta De Agostini -
I mondi di Aldebaran - 2008 -
pagine
248 - prezzo 20,00 euro

Uscita in Francia ad episodi per buona parte degli anni novanta, l'opera di Leo, al secolo Luiz Eduardo de Oliveira, è un'epopea di fantascienza profondamente legata alla storia personale dell'autore ed alla sua volontà di entrare in modo permanente nel mondo del fumetto professionale. Sceneggiatore, scrittore, illustratore e colorista meticoloso di origine brasiliana, Leo ha passato i primi trent'anni della sua vita in fuga. Uscito per un soffio dalle frontiere brasiliane dopo il colpo di stato, essendo ricercato per la sua attività politica contro al regime, si rifugerà prima in Cile, da cui dovrà fuggire per un altro colpo di stato, poi in America dove affinerà la sua tecnica di illustratore. Rientrato in Brasile per un breve periodo si trasferirà definitivamente in Francia agli inizi degli anni ottanta affiancando alla professione di illustratore quella di autore di fumetti, per poi dedicarsi completamente a quest'ultima. Aldebaran è la sua prima opera matura di fantascienza a sfondo sociale e quella che lo consacrerà fra i migliori autori di fumetto d'oltralpe.

Siamo su un pianeta coperto quasi interamente da un immenso oceano, separato da più di un secolo dalla Terra, su cui i coloni originari hanno pesantemente lottato per ricrearsi una qualche speranza di vita accettabile. Se nei villaggi, che molto ricordano gli insediamenti costieri sudamericani, la vita scorre perlopiù in modo tranquillo, basandosi quasi esclusivamente sulle risorse estratte dal mare, nella capitale di Anatolie detta legge un regime dittatoriale ben radicato che si appoggia sulla struttura ecclesiastica per schiacciare qualsiasi anelito di libertà e pensiero indipendente. Alcuni strani eventi e l'apparizione di una particolarissima creatura aliena, la Mantrisse, porteranno due giovanissimi ragazzi ad incrociare la strada con misteriosi personaggi che sembrano spuntare dal primo periodo di colonizzazione e soprattutto con il regime, disposto a qualunque cosa per non perdere le loro tracce e per requisire qualunque informazione abbiano sulla Mantrisse. In una narrazione pacata, lineare e ben strutturata viene delineata in modo accuratissimo l'interazione fra gli umani ed un mondo alieno conosciuto solo superficialmente, viene strutturata una storia che nell'arco di alcuni anni porterà i protagonisti a scoprire uno dei segreti più importanti di Aldebaran ed infine non manca lo spazio per una critica sociale incisiva e coinvolgente. Marc e Kim, i personaggi principali, sono persone comuni, con caratteri descritti in modo particolareggiato e credibile, che in alcuni momenti si trovano in balia di eventi impossibili da controllare. Non c'è nessun deus ex machina che li salva dalle situazioni peggiori, non c'è nessuna fortuna dell'eroe pronta a tirarli fuori all'ultimo momento dalle scelte, errate o no, intraprese durante il lungo viaggio che li porterà ben lontani dal piccolo villaggio di Arena Blanca in cui tutto ha inizio. Cresceranno, cambieranno e verranno cambiati dagli eventi, si circonderanno di comprimari delineati anch'essi con una maestria unica ed alla fine riusciranno ad ottenere, forse, quello per cui hanno lottato. La tentazione di accomunare la linearità di trama con un'apparente semplicità non dovrebbe ingannare il lettore che percepisce da subito una profondità di narrazione e di sfumature abili a completare un disegno molto studiato, in cui nulla è definitivo ed in cui nulla si dimostra l'unica e sola scelta perfetta. Leo riesce in effetti a creare un "realistico" e credibile spaccato di vita, senza tralasciare le contraddizioni e la mutevolezza insite nell'esistenza di ognuno, ottenendo in questo modo un'incisività unica e particolare per la sua storia.

Il disegno è curatissimo, di evidente scuola sudamericana, ben particolareggiato ma eccessivamente classico sia nella costruzione delle tavole sia nella gestione delle scene. Probabilmente molto influenzato dalla sua carriera di illustratore, Leo non riesce ad instillare la quantità necessaria di "movimento", di pathos, di sperimentazione in un contesto grafico che viene ad assumere toni freddi proprio a causa della sua perfezione cristallina. I volti dei personaggi, i corpi, la morfologia, anche se curate nel minimo dettaglio allo scopo di renderle diverse le une dalle altre, per questa mancanza di mutevolezza si appiattiscono e si richiamano a vicenda agli occhi del lettore. Una caratteristica che dal disegno si trasmette anche alla narrazione, per quanto eccezionale possa apparire manca infatti di quel guizzo di genio, di quella minima quantità in più di intuizione necessarie per portare un'opera già di altissimo livello alla sua massima potenzialità.

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