venerdì 16 dicembre 2011

La vera storia di Calimero, secondo Peroni

A 82 anni se n’è andato Carlo Peroni. Uno dei maggiori talenti del fumetto umoristico italiano.


Dal punto di vista visivo, nei suoi migliori lavori i personaggi erano dotati di una straordinaria energia recitativa, e da un character design assai riconoscibile, spesso sposato al gusto ludico per un “affollamento grafico” di matrice quasi enigmistica.
Tra le tante creazioni cui contribuì, una rimane senza dubbio al centro dell’immaginario popolare italiano, sebbene la sua vicenda produttiva sia stata particolarmente controversa, e il mancato riconoscimento del ruolo di Peroni particolarmente triste: Calimero. Di questa piccola, straordinaria invenzione visiva, così Peroni scrisse su uno dei suoi tanti blog (già: era un blogger ottantenne), nel luglio 2008:
Quando, nel lontano 1963, tornando da Roma, ero stato assunto presso la ditta dei fratelli Nino e Tony Pagotto (allora la ditta si chiamava “Organizzazione Pagot” e successibvamente trasformata in “Pagot Film“) avevo avuto come primo incarico quello di animare qualche Carosello [...]
ad un certo punto i due fratelli Pagotto (che avevano modificato il loro cognome in Pagot) mi chiesero di realizzare una singola puntata di un Carosello provvisorio, dato che la ditta Mira Lanza era insoddisfatta dei Caroselli che loro avevano realizzato fino a quel momento [...]
I Caroselli che erano stati realizzati prima si svolgevano tutti in una fattoria di campagna ed il protagonista base era un gatto, ma quella serie non era piaciuto ai responsabili e di conseguenza i proprietari della Mira Lanza, per cui volevano chiudere quella serie. I due fratelli dissero ai responsabili della Mira Lanza che avrebbero studiato qualcosa di nuovo… Quelli accettarono, anche se di malavoglia. Così, mentre loro studiavano una idea da proporre, mi lasciarono libero di realizzare una puntata del Carosello per la Mira Lanza con quello che meglio credevo.

Per fare prima mantenni l’ambiente nella fattoria in campagna, ma ci studiai una storiellina: dal pollaio usciva un uovo e si intravedevano le zampe sotto: evidentemente dentro c’era un pulcino; infatti in pochi fotogrammi si poteva vedere che era completamente bianco; questi, non vedendoci tanto bene, per via del mezzo guscio che aveva in testa, girava a zig-zag ed alla fine cadeva dal pollaio e terminava in una pozzanghera molto scura. Da qui poi ne usciva, completamente nero, e con ancora una parte del guscio in testa (questo rimasto bianco).
Poco tempo prima avevo notato in una cascina della campagna bergamasca che un pulcino aveva ancora un pezzo di guscio in testa; la contadina mi spiegò che a volte quel fatto succedeva, così pensai di lasciare al personaggio quella parte di guscio in testa. Ma questo pulcino (ora diventato nero) girava per andare a cercare la sua mamma, ma questa non lo riconosceva come suo, dato che lei aveva solo pulcini bianchi e lui era nero. Allora proseguiva la ricerca… Alla fine incontrava una olandesina che lo prendeva in mano, commentando che lui non era nero, ma solo sporco e lo immergeva brevemente in una tinozza dove aveva messo del detersivo e Calimero (il nome lo avevo messo perchè doveva far rima con nero e mi ero ispirato al nome della via che era proprio nella vietta accanto all’ingresso della ditta: “via San Calimero” dalla quale passavo ogni volta che mi recavo al lavoro, a Milano, in Corso di Porta Romana) ne usciva bianco! E da qui si collegava con il filmato pubblicitario finale.
Come avevo detto, quella avrebbe dovuto essere una puntata isolata, ma i responsabili della Mira Lanza lo videro ed a loro piacque molto e dissero che quello sarebbe stato il loro nuovo Carosello! Fu subito un grande successo ed i due fratelli inventarono subito una versione da raccontare in giro per evitare che si sapesse che chi aveva avuto l’idea di quel personaggio fosse stato un loro dipendente. Io ci rimasi molto male e dovetti tacere: mi serviva il loro stipendio per dare da mangiare ai miei tre figli. Quindi loro strombazzavano che l’idea era loro ed io ci soffrivo, ma in silenzio.[...]
Un giorno, prima di entrare al lavoro, vidi un titolo su un giornale: al Festival della Pubblicità, che si era appena svolto, avevano vinto il primo posto il Carosello di Calimero, al secondo quello di Cocco Bill ed al terzo quello di Gatto Silvestro. Tutti Caroselli curati completamente da me: sceneggiatura, animazioni, disegni per le scenografie, montaggio e regia! Oltre tutto sul giornale c’era scritto che alla ditta produttrice erano stati consegnati i premi in denaro, una grossa cifra! Io presi quel giornale ed andai di corsa da uno dei due fratelli mostrandogli il giornale e gridando “Abbiamo vinto! Abbiamo vinto!” Il Pagotto mi guardò appena e mi disse che lo sapeva, ma che era meglio che andassi subito a lavorare perchè ero già in ritardo e stavo perdendo tempo.
Quel giorno non realizzai nemmeno un fotogramma, ero troppo avvilito ed arrabbiato. Non pretendevo dei soldi, mi sarebbe bastato un semplice caffè come ringraziamento… Invece… Quindi il giorno dopo mi presentai ed andai da quel Pagotto e gli dissi che mi licenziavo. Lui pensava che scherzassi, ma quando vide che ero deciso, dovette lasciarmi andare.
In compenso, loro avevano bisogno di me perchè avrei dovuto comunque proseguire i Caroselli iniziati, ma come esterno. Del resto molti di quei Caroselli li avevo realizzati sempre io e loro non avrebbero saputo a chi rivolgersi. Così stabilii io le cifre ed i tempi di consegna, che mi furono accettati. Mi diedero moltissimi Caroselli da fare e, dopo un po’ si sparse la voce e molti clienti della Pagot Film preferirono rivolgersi direttamente a me. Nel frattempo, visto che io mi ero licenziato dalla Pagot Film, si licenziarono anche altri due animatori che subito si misero a lavorare per me. Poco tempo dopo la “Pagot Film” chiuse i battenti.
No, la faccenda non è finita: diversi anni dopo scoprii dall’INPS che quella ditta non aveva pagato i miei contributi per tutto il tempo che ero stato loro dipendente! Ne ho parlato anche in altre puntate di questo PeroBlog; non solo loro non mi avevano pagato i contributi, ma nemmeno le altre ditte per le quali avevo lavorato, come ad esempio “Il Vittorioso“, a Roma, e la “Gamma Film“, a Milano (dove avevo realizzato una buona parte del lungometraggio “Putiferio va alla guerra” e moltissimi famosi Caroselli, come ad esempio Capitan Trinchetto, Cimabue, Sorbolik e molti altri ). [...]
di matteostratto da http://fumettologicamente.wordpress.com/

Per la rettifica di Marco Pagot a questo post, vai qui

1 commento:

  1. Sono Marco Pagot,
    figlio di Nino e nipote di Toni Pagot

    Ho appreso della dipartita del sig. Peroni mi dispiace
    Un altro collaboratore della storica PagotFilm è mancato e ne rimangono ormai pochi in grado di testimoniare l’importanza di quel periodo storico che fu l’epoca di Carosello. Mi dispiace ancor di più vedere come con gli anni egli abbia dimenticato la realtà dei fatti.

    I ricordi del sig. Peroni, quali da voi qui riproposti, risultano lesivi dell’immagine di mio padre e di mio zio da cui la necessità di una rettifica.
    Dati i limiti di caratteri imposti ai commenti invito i vostri lettori a leggere la mia risposta al sig. Peroni direttamente sul suo blog http://peroblog.splinder.com/post/17682395/IL+PRIMO+CALIMERO
    Sottolineo solo il fatto che il sig. Peroni è stato assunto alla PagotFilm nel ’63, la definizione della prima stagione caroselli Calimero è del ’62 e il deposito da parte dei Pagot alla FIP data 9 novembre 1962 ben prima che il sig. Peroni approdasse agli studi.

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